Istat: poche donne nella rappresentanza politica

RAPPRESENTANZA - Mercoledì 7 marzo 2007 l'ISTAT ha presentato il rapporto sulle Statistiche di genere per sottolineare la condizione "demosociale delle donne". Un lavoro che non vuol essere solo una raccolta di dati, ma il polso dei cambiamenti della nostra società negli ultimi 30 anni. Partendo dal riscontro delle disparità tra uomini e donne "sulla base di differenze collegate al sesso (le differenze biologiche) e al genere appunto (le differenze sociali e culturali)" queste statistiche guardano da una prospettiva piuttosto nuova "molti aspetti e molte sfere della società: le attività tra uomini e donne, le loro reciproche relazioni, le differenze nell’accesso e nell’uso delle risorse, le reazioni ai cambiamenti culturali, economici e sociali". 23 schede raggruppate in 8 temi principali afrontano questioni come popolazione, figli e famiglia, capitale umano, redditi, lavoro, partecipazione politica e sociale, salute e sicurezza. Questa settimana guardiamo insieme i dati della rappresentanza politica.

La percentuale di donne elette nelle assemblee parlamentari a suffragio diretto costituisce uno degli indicatori adottati in sede nazionale e internazionale per la valutazione della partecipazione femminile all’attività politica. Le quote di parlamentari italiane elette nelle assemblee nazionali sono pari a circa il 14% degli eletti al Senato della Repubblica e al 17% alla Camera dei deputati. Al Parlamento europeo la rappresentanza femminile italiana supera il 19% degli eletti nazionali.

La percentuale di senatrici e deputate è stata calcolata per ciascuna legislatura in rapporto al totale dei rappresentanti delle assemblee parlamentari, includendo sempre per l’Italia i rappresentanti eletti nella circoscrizione estero, e i senatori a vita, nel caso del Senato della repubblica.
Nel confronto con i paesi Ue la rappresentanza parlamentare delle donne italiane risulta modesta. Se rapportata alle equivalenti rappresentanze nazionali comunitarie la quota di deputate elette in Italia alla Camera dei deputati si colloca ampiamente al di sotto delle percentuali dei paesi nordici e della Spagna (tutte superiori al 36%). Va segnalato che mentre in Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia il confronto non è completamente applicabile per la presenza di una sola Camera, nei Paesi Bassi e in Spagna la sussistenza di due rami parlamentari rende congruente la comparazione con il caso nazionale. Rispetto alle Camere di questi due paesi le quote di deputate italiane risultano in entrambi i casi inferiori di oltre 18 punti percentuali, mentre la rappresentanza femminile al Senato della repubblica è nettamente inferiore a quella del Senato spagnolo (-9,3 punti percentuali) e della Camera alta olandese (-15,1 punti percentuali). Tra i sistemi politici bicamerali anche in Germania e nel Regno Unito si rilevano quote di rappresentanza femminile superiori a quelle italiane in entrambe le assemblee, pur con differenze percentuali meno accentuate; in Francia solo alla Camera bassa la quota femminile (12,2%) è inferiore a quella italiana, mentre al Senato l’indicatore super di 3 punti percentuali quello nazionale.

Considerando la quota di deputate elette dall’Italia al Parlamento europeo, pur essendo la percentuale superiore a quella delle elette nelle Camere nazionali (19,2%), il divario rispetto agli altri paesi non muta (media Ue 30,3%). Solo Cipro e Malta (entrambe senza rappresentanza femminile) e la Polonia registrano “quote rosa” inferiori a quelle delle elette italiane.

All’opposto in Svezia la percentuale di donne elette (57,9%) supera quella degli uomini di quasi 16 punti percentuali, mentre in nei Paesi Bassi, in Slovenia, in Francia e nel Lussemburgo si rilevano valori superiori di oltre 10 punti rispetto al valore medio comunitario.

La rappresentanza femminile nel parlamento italiano, pur decisamente minoritaria, si è rafforzata nell’ultima legislatura: alla Camera dei deputati le donne sono pari al 17,1 "degli eletti" mentre al Senato della repubblica le senatrici rappresentano il 14% dell’assemblea.

Le quote risultano in assoluto le più elevate della storia parlamentare, in entrambe le camere, e invertono la tendenza negativa della decrescita della rappresentanza femminile in Parlamento prodottasi nel corso degli anni Novanta, dopo il picco registrato nella XII legislatura. Il dato acquista ulteriore valenza positiva considerando la distribuzione delle elette per classe di età. Infatti, i rapporti tra le rappresentanze di genere risultano meno sbilanciati a favore degli uomini nell’ambito delle classi più giovani (25-29 e 29-39 alla Camera e 40-49 al Senato); tale dato, considerato anche il forte tasso di rielezione in successive legislature che caratterizza il nostro Paese, lascerebbe supporre un ulteriore consolidamento delle quote delle elette anche nelle classi più anziane, nel corso delle future legislature.

Fonte: ISTAT - Elaborazioni su dati del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati

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