BIRMANIA Si va al voto
BIRMANIA - L’Onu stima i dispersi a causa del ciclone Nargis in 220mila. I morti tra i 63 e 100mila. Colpite più di un milione e mezzo di persone. Il regime accetta ora gli aiuti internazionali, ma non permette la distribuzione da parte degli operatori stranieri. Poco sembra importare al regime la sopravvivenza di una popolazione che in un contesto di morte e devastazione invita ad andare a votare, proseguendo le operazioni per un referendum-farsa che lascia il potere nelle mani dei militari.
Le stesse istituzioni che non hanno avvertito la popolazione del pericolo, bloccando le comunicazioni affinché nessuna informazione potesse filtrare, lo stesso regime che ora vanta un “successo” di partecipazione popolare “massiccia”. La Birmania, temiamo, attenderà a lungo il ritorno della democrazia: il progetto della nuova carta costituzionale è stato redatto dagli stessi militari e, seppure si promette il ritorno ad una “democrazia multipartitica nel 2010”, esclude i cittadini birmani che abbiano coniugi o figli stranieri dalla vita politica.
Stando a quanto battuto dall’ANSA “la giunta secondo gli esperti vuole dimostrare che ha la situazione sotto controllo e che non rinuncia ai suoi progetti, neppure di fronte ad una tragedia nazionale. L'ostinazione e la chiusura del regime si fanno sentire anche sul fronte degli aiuti internazionali. Aerei e navi di soccorsi dall'estero continuano ad arrivare, ma il governo li fa entrare tra infinite difficoltà, sempre timoroso di far passare, insieme ai sacchi di riso, anche fantomatici agenti stranieri.
L'Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha portato nel paese i primi due camion di aiuti. Ma due aerei del Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite sono stati di nuovo bloccati all'arrivo a Rangoon. Le difficoltà agli aiuti hanno suscitato oggi le proteste ufficiali del presidente francese, Nicolas Sarkozy, e del cancelliere tedesco, Angela Merkel.”
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