Razzismo: il commento di Moni Ovadia

Crescono le aggressioni razziste ed il paese si mobilita con manifestazioni in tutte le città, il 4 ottobre, per dire basta. Il TG3, nel fare il punto sulla situazione, ha chiesto all’attore e scrittore Moni Ovaia, dove si impari il razzismo… «Si impara dal clima culturale del proprio tempo e del proprio Paese. Attraverso parole dissennate, attraverso vecchi stereotipi, bugie e pregiudizi, come ad esempio gli stranieri che vengono a rubare il lavoro, dimenticando che 30 milioni di italiani sono stati stranieri per un secolo, fino agli anni ’70, che 4 milioni di italiani erano clandestini nel mondo.

Stereotipi e bugie che cominciano a circolare, non vengono contrastati, anzi vengono utilizzati da certi ambiti della politica per raccattare facili voti. Si crea un certo panico, la paura è uno degli agenti più potenti di condizionamento dell’uomo. L’hanno usata anche i nazisti. È una vecchia tecnica di dominio. E piano piano si crea il clima adatto perché una cosa non sia più scandalosa e intollerante e diventi veniale. Lo abbiamo visto, in fondo anche in quelle pene ridicole commutate ai teppisti dello sport che hanno fatto disastri devastanti. Le faccio una domanda: se i giovani teppisti avessero fatto le stesse cose nel 2001 a Genova, avrebbero preso 20 anni per terrorismo, perché con questi si usa l’aspetto veniale? Perché lo sport è un altro mezzo di scarico delle tensioni. Allora diventa prima un razzismo popolare, quello rozzo viene usato da certe fasce della politica e questi che vediamo oggi sono i frutti avvelenati che raccogliamo.»

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