Scuola: i tagli nel Decreto Sanità

ROMA - Un fine settimana da leoni per riformisti e teorici della “scuola vintage”: nonostante il successo delle manifestazioni che portano gli studenti in piazza a Roma, a Milano, ed in 100 altre città in segno di protesta contro i tagli nella scuola, mere riduzioni -dirette ed indirette- spacciate per “riforme” (tagli al personale, alle strutture, agli orari, riduzione dei pasti nelle mense, contrazione dei programmi, finanche l’abbassamento dell'obbligo scolastico a 14 anni), la ministro Maristella Gelmini flette i muscoli e “coraggiosamente” infila ora un piano di ridimensionamento della rete scolastica -guarda un pò- in un decreto legge.

Il DL n. 154 recante “Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali” all’articolo 3 prevede la riduzione delle istituzioni scolastiche sottodimensionate (con meno di 500 studenti). Critiche da ogni dove: “Così il governo ha deciso di tagliare 816 scuole solo in Piemonte” dice la presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso. Le fa eco l'assessora all'istruzione della regione Umbria, Maria Prodi, preoccupata perché così “la scuola sarà agonizzante, senza risorse, penalizzata da tagli imposti senza alcuna ragionevolezza”.


123mila posti “da tagliare” nell’arco di 3 anni. Sforzandosi di porre una domanda sola, (e neanche la più urgente, se vogliamo): in un paese senza competenze linguistiche, terribilmente indietro sotto questo punto di vista, e che arranca per competere nell’economia globale, l’insegnamento delle lingue (perlomeno dell’inglese) con l’introduzione del maestro unico che fine farà? Noblesse oblige, signora la Ministra.

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