Donne in Iran – Non perdiamole di vista
ROMA - Venerdì 1° maggio mentre in tutto il mondo si svolgevano le celebrazioni della giornata dedicata al lavoro, nella prigione centrale di Rasht, nell'Iran settentrionale veniva impiccata Delara Darabi. Delara, 23 anni, è stata condannata a morte per aver confessato l’omicidio di un parente. Al momento dell’assassinio aveva 17 anni e si era addossata la responsabilità nell’intento di salvare il fidanzato maggiorenne. In seguito aveva ritrattato la confessione. Il processo si era svolto in maniera “iniqua” secondo Amnesty International, e le prove che avrebbero potuto scagionarla non erano state prese in considerazione. In Iran, dall’inizio dell’anno, questa è la 140^ esecuzione e il secondo assassinio legale di una donna nel 2009.
L’assassinio legalizzato è avvenuto senza che i difensori della donna ne fossero informati malgrado la legge preveda il diritto dei legali dei condannati a morte di essere informati con 48 ore di anticipo e malgrado il 19 aprile il Capo dell’autorità giudiziaria avesse concesso due mesi di sospensione. Si è trattato come gli osservatori affermano di una mossa cinica delle autorità Iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali tese a salvare la vita di Delara. Nel 2006 Amnesty International aveva lanciato una campagna internazionale per salvarle la vita.
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