CIBO SOSTENIBILE Realtà o sfida impossibile?

FOOD - Il cibo del futuro, lo sentiamo ripetere ormai da un po’ dovrà essere più sano e sostenibile, ma sono solamente slogan utopici o ci stanno parlando di un qualcosa di realisticamente fattibile? La popolazione mondiale continua a crescere e consentire che tutti si alimentino adeguatamente con cibi dalle appropriate caratteristiche nutrizionali, salvaguardando al contempo il pianeta, è tra le nostre grandi sfide. E tuttavia è difficile - quando non arrogante - ipotizzare che uno schema alimentare predeterminato e standardizzato possa essere adatto e adottato tout court da tutte le persone e le culture del mondo.

Mangiare e bere sono atti fortemente identitari, legati alle tradizioni dei popoli, a gusti e abitudini personali, ai territori, a coltivazioni e biotipi locali, ai credo religiosi e non da ultimo ai nuovi filoni sul tema cibo&salute: dalla dieta vegetariana a quella crudista a quella chetogenica, le implicazioni e le variazioni sono tante e tali che al primo sguardo (ma anche al secondo!) trovare un minimo comune denominatore sembra impossibile.

Prodotti tipici della Dieta mediterranea come, ad esempio, olio extravergine di oliva, legumi e determinate verdure e alimenti freschi, non si possono reperire né far arrivare facilmente ovunque, né lo si può pretendere, nonostante la validità di questo stile alimentare sia da tempo universalmente accreditata. Senza parlare del vino, che per alcune culture è diventato un prodotto da demonizzare senza appello solo perché sviluppa volumi di alcol, pure modesti. Cosa sono infatti i 12/15 gradi alcolici del vino comparati ai 30/40 e oltre sviluppati da molti dei più consumati superalcolici?

La crisi dei grani venutasi a creare con l’aggressione della Russia all’Ucraina, la crisi del gas che ne è conseguita e quella idrica dovuta alla siccità e resasi ancora una volta più evidente a causa dell’ondata di caldo anomalo che nelle ultime due settimane ha investito l’Europa (non senza prima aver fatto una capatina in giro per il mondo, come nella Sacramento Valley, negli USA, dove ha ridotto drasticamente la produzione di riso) hanno riportato l’attenzione mondiale a riflettere sui temi dei cambiamenti climatici e delle produzioni di cibo, sollecitando ogni tipo di riflessioni. In Italia solo sul riso, Coldiretti ha stimato una perdita del 30% del raccolto totale «in un momento in cui l’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina ha già tagliato di diecimila ettari le semine a livello nazionale».

In una riunione al MIPAAF tenutasi il 23 giugno per fare il punto sull'emergenza siccità, è stata decisa l'istituzione di un coordinamento con le amministrazioni (Protezione civile, MiPAAF, MiTE, Affari Regionali, MIMS, MEF) per mettere in campo le competenze necessarie per affrontare la siccità su più fronti: infrastrutturale, competenze regionali, eventuali ristori.

Considerate le tempistiche bibliche di governi e istituzioni, si sta facendo largo nell'opinione pubblica l’idea che vi sia urgenza di agire personalmente e tempestivamente, insomma di essere (diventare) più consapevoli dell’impatto che i nostri stili di vita hanno sull’ambiente.

Così, oltre a domandarci quanto sia sostenibile il cibo che mangiamo, stiamo cominciando a interrogarci sui nostri consumi di energia e sulla sostenibilità degli oggetti che acquistiamo, dagli abiti alle automobili.

Il nostro cibo, le nostre case, i nostri oggetti, quanto pesano in termini di emissioni di CO2, consumo di risorse come acqua e suolo e quanto incidono su deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità?

Se l’obiettivo numero 2 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile recita: «Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile» alle grandi domande sul come garantirci un futuro capace di produrre tutto ciò che serve alla vita moderna (cibo e altro) in maniera più sostenibile, sembra che le uniche risposte al momento possibili siano i comportamenti personali più sostenibili.

Tutte le indicazioni vanno in questo senso, perché smuovere i grandi sistemi, pure oggetto di studi e analisi importanti, a ben guardare, oggi sembra davvero una mission impossible!

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