Morte della seconda repubblica
Roma 6 febbraio 2009 - L’avvocato Pecorella chiama l’opposizione “bubbone della politica”. Questa mattina sulla rete televisiva La sette nel corso della trasmissione omnibus l’avvocato Pecorella, con viso immobile e sguardo fisso privo di emozione, come si conviene ad un candidato proposto alla carica di giudice della Corte Costituzionale, a garanzia dell’ordinamento repubblicano, ha definito bubbone della politica il senatore Pancho Pardi. L’avvocato Pecorella, avvocato del premier Berlusconi, uomo d’onore, non è un nazista, usa soltanto il linguaggio di un nazifascista. L’avvocato Pecorella è un uomo di legge, conosce le prerogative di un parlamentare, sa come minacciare e offendere senza incorrere apertamente in reati, sa usare la lingua e sa usare la penna per farlo.
Sull’uso della parola scritta di Pecorella resta memorabile la lettera inviata a Ferruccio De Bortoli allora direttore del Corriere della Sera. Era talmente convincente, anche se non conteneva esplicite accuse né minacce, che De Bortoli si dimise. Oggi l’oggetto dichiarato della trasmissione alla quale partecipavano l’avvocato Pecorella e il senatore Pardi era l’allerta lanciato da Di Pietro a fronte dei metodi da nazismo sempre più aperti e sfacciati messi in atto dal Governo Berlusconi. Metodi apprezzati dal piduista Gelli, autore del piano di sovvertimento delle istituzioni denominato Piano di Rinascita, che Berlusconi, come Gelli stesso ha di recente sostenuto nel corso di una intervista, sta attuando. L’acutezza del ragionamento, l’uso di parole dirette per comunicare fatti, non è gradito a chi vuole mano libera e telespettatori confusi. Il senatore Pardi segnalava che in nessun paese normale la proprietà unica dei mezzi televisivi privati e di quelli pubblici è normale, e che il premier è ben lontano dall’usare con discrezione questo potere, anzi, ne sta facendo un uso politico spropositato, acquistando perfino gli ultimi spezzoni di tv locali per utilizzo a fini elettorali, come sta avvenendo in Sardegna, e Pardi citava il rapporto
Irene Giacobbe
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