Mancu li cani!! Razzisti a Torre Maura contro i più poveri

ROMA, 3 aprile 2019 - Neanche i cani! E questa affermazione è sempre seguita da un segno di croce e dal ritrarsi con una smorfia di orrore. E’ vero, neanche le bestie si comportano come i razzisti che a Torre Maura, borgata periferica di Roma hanno avuto il coraggio di calpestare il pane destinato a 33 bambini di etnia Rom e a 20 donne che aspettavano di ricevere la cena da parte delle assistenti del Comune di Roma.

Perché erano li? Perché erano senza un tetto e senza colpa alcuna. Erano appena stati “trasportati li” dal Comune di Roma perché le poche misere cose che avevano erano andate distrutte nello sgombero “legalitario” dei campi voluto dal nostro muscolare Ministro dell’interno. Quello andato a Verona a difendere la famiglia e i bambini. Solo se sono biondi e con gli occhi azzurri? Gli altri non hanno più diritti? E averli sradicati dal territorio e dalla scuola che frequentavano servirà ad accusare le famiglie di “non mandarili a scuola ma a mendicare?” Dovrebbero "morire di fame" si è urlato.

Tutto ciò avviene perché questo orrido governo dell’inciviltà, dell’odio gridato contro i più poveri, della rabbia alimentata per coprire l’inettitudine di chi non è in grado di risolvere nessun problema, sta facendo leva sugli istinti più bassi degli esseri umani e solleticando il risveglio della bestia fascista. Togliere un riparo, anche misero, una roulotte, un letto, una cucina, sbattere i poveri e i rom al freddo e per le strade, rende le città più “sicure”?

Se sono nomadi “devono nomadare” dice l’ineffabile Santanchè che “non è razzista” e nessuno che le dica Taci!

All'accusa ai genitori “di non mandare scuola i figli” le si dovrebbe rispondere: anche la scuola deve nomadare? Nessuno che le rivolga la domanda giusta.

Infine assistiamo alla trasformazione oscena in spettacolo da parte di alcuni media, dell’odio e del razzismo, alimentato, senza alcuna indignazione, senza contraddittorio competente, senza obiezioni di coscienza e senza umana condivisione. Dove si porge ai cosiddetti ospiti un microfono aperto per la colta, dilettosa e ingiuriosa analisi sociologica da salotto che sa solo parlare delle “purtroppo penose ricadute della globalizzazione" e delle ”colpe delle passate amministrazioni”.

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