Tiro al bersaglio con i giornalisti

MOSCA - Continua la pratica dell'eradicazione delle voci "non allineate" nella Russia moderna:  altri due giornalisti sono stati uccisi nel giro di 24 ore, ed i loro nomi allungano la già nutrita lista degli "scomparsi" per morti sospette: Ilia Shurpaiev, 33 anni è stato trovato nella sua abitazione di Mosca, poi data alle fiamme dagli assassini, con ferite da taglio e una cintura attorno al collo. Gadji Abachilov, 58 anni, professionista molto noto e che attualmente dirigeva l'emittente radiotelevisiva pubblica del Daghestan, è stato freddato da alcuni killer che gli hanno sparato sulla sua automobile a Mackhatchkala, capoluogo della repubblica autonoma del Daghestan nel Caucaso russo.

Le uccisioni di Shurpaiev e Abashilov, ricorda l'agenzia ANSA "si inseriscono in una lunga lista di giornalisti uccisi nella Russia post-sovietica col sistema degli omicidi su commissione. Fra i casi più eclatanti, va ricordato negli anni '90 il molto noto opinionista televisivo Vladislav Listiev, ucciso nel 1995 a colpi di pistola davanti alla sua abitazione: una morte che ai tempi di Boris Ieltsin aveva fatto un enorme scandalo e che la stampa riteneva legata alle guerre fra oligarchi per il controllo del promettente settore della pubblicita' in tv. L'anno prima, era stato ucciso con un pacco esplosivo Dmitri Kholodov, un giovane cronista che stava svolgendo un'inchiesta su un traffico di armi che coinvolgeva pezzi grossi del ministero della difesa. Nell'era di Vladimir Putin, lo stillicidio è continuato: Paul Khlebnikov, direttore dell'edizione russa della rivista Forbes, è stato ucciso nel luglio del 2004 mentre usciva dalla sua redazione. Era un reporter scomodo per molti: per l'ex oligarca Boris Berezovski, da lui denunciato in un libro, per il potere del Cremlino e la sua deriva autoritaria, per la guerriglia cecena, messa alla berlina con un altro testo, 'Conversazioni con un barbaro'.


L'uccisione che più ha fatto scalpore in Occidente è comunque quella di Anna Politkovskaia, nell'ottobre del 2006: le sue denunce degli abusi russi in Cecenia e i suoi legami con le organizzazioni per i diritti umani ne avevano fatta una cronista simbolo della lotta al potere costituito. Ed è del marzo del 2007 il misterioso 'suicidio' colpì Ivan Safronov, esperto militare del quotidiano Kommersant e colonnello in congedo. Stava indagando su un presunto traffico di armi con la Siria, secondo alcune fonti. Si sarebbe gettato dal pianerottolo della sua abitazione con in mano una busta di mandarini che aveva appena acquistato al mercato…."

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