Il coraggio di una donna in difesa dei diritti umani

INDIA - Nancy Pelosi, la speaker democratica della Camera Usa, il 21 marzo si è recata in visita al Dalai Lama, Premio Nobel per la pace, incontrandolo a Dharamsala, in India, nella sua abitazione. Dopo il silenzio degli Usa sulle violenze in Tibet, rotto solo il giorno prima con l'invito alla "moderazione" rivolto alla Cina dal segretario di stato, Condoleezza Rice; dopo il colpevole far finta di nulla della santa sede guidata da Papa Ratzinger; dopo la mancata accoglienza da parte dei governanti italiani che nel corso della visita del Dalai Lama lo scorso dicembre nel nostro paese non lo vollero incontrare, ci voleva il coraggio di una donna per prendere posizione contro le violenze in Tibet, e compiere un gesto -una visita- che è valso più di mille parole. "E' il nostro destino aiutare la gente del Tibet. Se il mondo non si esprime contro la Cina e contro i cinesi in Tibet, allora vuol dire che abbiamo perso tutta l'autorità morale per parlare di diritti umani" ha dichiarato davanti a circa 2mila persone, dando vita ad un incontro che, pur non volendo aprire la strada al boicottaggio delle olimpiadi, ha fortemente sollecitato una chiara presa di posizione globale, e la richiesta dell'apertura di un'indagine internazionale sulle violenze in Tibet e sulle loro reali conseguenze in termini di perdite di vite umane.

Non ha tardato a farsi sentire la replica del Governo cinese che in una nota del portavoce Qin Gang diffusa sul sito web del ministero degli Esteri di Pechino, all'indomani delle dichiarazioni della Pelosi, ha definito ogni appoggio dato alla “cricca del Dalai Lama” una azione agita in violazione di “tutti i principi delle relazioni internazionali”. Se lo dicono loro...

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