Quando la tecnologia aiuta a fare violenza

VITA di DONNA - Tra poco saremo a novembre. Siamo a pochi giorni, dunque, dal periodo "di calendario" scelto, da diversi anni ormai, per approfondire il tema della violenza maschile contro le donne. "Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private del diritto all'esistenza stessa." (Amnesty International). La violenza contro le donne sorprende per quella gamma di sfaccettature, ma per le donne che la subiscono la violenza rimane sempre tragicamente uguale. "Scandalo per i diritti umani, in molte società questo problema si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi". Botte, insulti, privazione dei mezzi economici, segregazione, matrimoni forzati, sono alcune tra le forme della violenza dei paesi dove il tempo pare essersi fermato. Botte, insulti, privazione dei mezzi economici, stalking e cyberstalking, sono le forme della violenza nei paesi dove il tempo tecnologico non si è arrestato. Ugualmente, in tutte le realtà "fenomeni antisociali dai contorni bui e agghiaccianti che necessitano di un urgente intervento legislativo". Lo dichiarava lo scorso settembre la senatrice del PD Emanuela Baio a proposito di stalking e cyberstalking, ma la linea di separazione tra vecchi e nuovi metodi sembra esistere solo nelle nostre menti illuse. Ogni "condotta persecutoria e assillante che colpisce, ferisce e infierisce sulla dignità della donna che in molti casi perde la propria vita" è inaccettabile.

Nella nostra realtà di paese "moderno e civilizzato", le molestie telematiche sono quelle che più si vedono. Quelle che lasciano traccia e che stordiscono con "telefonate continue a qualsiasi ora del giorno e della notte, sms assillanti, email con insulti e offese, e persecuzioni anche tramite facebook". Questo è il volto "tecnologico" dell'antico fenomeno della violenza sulle donne che, avvalendosi del cyberspazio, diventa 'cyberstalking'. Bugie, inganni, menzogne, false identità, silenzi e omertà "contraddistinguono questo reato in costante aumento soprattutto sul web. Il 15% in più dei casi di stalking si registra siano attuati per via telematica. Le istituzioni e il Governo non possono rimanere in silenzio di fronte a questa a sua volta silente e insidiosa violenza psicologica che spesso sfocia in violenza fisica. La mancanza di soldi questa volta non può essere una scusa, serve un intervento legislativo urgente che inserisca anche il cyberstalking come reato. La Cassazione, con la sentenza 32404, ha stabilito che anche su facebook si può configurare il reato di stalking. Ma si può e si deve fare di più." E già pronto un ddl in questa direzione, affermava la Baio, un provvedimento "che oltre a riconoscere il cyberstalking come reato ha l'obbiettivo di istituire appositi centri di monitoraggio del web". Affinchè queste nuove forme di comunicazione rimangano strumenti utili, e non diventino motivo della disperazione di tante donne. La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema, quale sia il suo volto, si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi. Non il nostro.

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