Fecondazione assistita: la legge italiana penalizza chi vuole un figlio

ROMA - In termini di salute riproduttiva, a quattro anni dall'entrata in vigore della legge 40 sulla PMA, la fecondazione medicalmente assistita, le possibilità di avere un figlio nel nostro paese continuano a diminuire: se in Europa grazie alla PMA nasce un bambino su 30, in Italia la statistica parla di un bambino su 100. Le gravidanze multiple, considerate dagli esperti estremamente rischiose, e pertanto da evitare, sono invece in aumento. Così come le coppie che scelgono di recarsi in un centro all'estero per aggirare i divieti di legge, compreso quello della diagnosi preimpianto, che colpisce -lasciando un nodo irrisolto- le coppie con patologie genetiche, alle quali è fatto divieto di accesso alle tecniche "riservate" alle persone con problemi di sterilità.


Il desolante panorama emerge dal convegno "Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?", una due giorni di lavori (12 e 13 gennaio) organizzata nella capitale dalla Società italiana di fertilità e sterilità e dall'Italia dei Valori, e che vede la partecipazione di scienziati provenienti da tutto il mondo.

Antonio Palagiano, vicepresidente della Società e deputato, chiede "una revisione della legge", mentre dopo i casi di Lazio e Toscana, anche nei tribunali di Bologna, Milano, Firenze e Torino sono stati depositati altri ricorsi d'urgenza contro il divieto di potersi avvalere della diagnosi preimpianto imposto dalla legge 40. Ne hanno dato notizia a margine del convegno gli avvocati che stanno seguendo i ricorsi, per le «nove associazioni di pazienti interessate (Madre provetta, Hera, L'Altra cicogna, Amica cicogna, Unbambino.it, Cerco un bimbo, Cittadinanzattiva, Sos fertilita', Associazione Luca Coscioni), che si fanno carico dei costi per i pazienti, e quattro centri (Sismer, Umr, Cecos, Warm).


''I ricorsi d'urgenza depositati sono in attesa del rinvio alla Corte Costituzionale'', ha detto l'avvocato Maria Paola Costantini, anche a nome dei colleghi Giorgio Muccio, Gianni Baldini, Marilisa D'Amico, Sebastiano Papandrea, Ileana Alesso, Massimo Clara e Filomena Gallo. ''I casi per i quali sono stati presentati i ricorsi -ha aggiunto- riguardano il rischio di impiantare embrioni affetti da gravi malattie ereditarie, come fibrosi cistica e talassemia''. Dei dieci ricorsi, cinque sono depositati a Bologna, tre a Milano, uno a Firenze e uno a Torino» (ANSA).


Il convegno continua nella giornata del 13, affrontando un altro delicatissimo tema: la conservazione della fertilità in uomini e donne. "Ancora oggi, infatti chi sta per sottoporsi a chemioterapia o ad altre terapie aggressive non sa che può congelare gli spermatozoi (per l'uomo), gli ovociti o porzioni di tessuto ovarico (per la donna) e sperare che, dopo la cura, possa ancora avere figli." (LA REPUBBLICA)

 

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