Italia tra reality e reale

ROMA - Ci accingiamo a festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, guardiamo alle manifestazioni delle donne che nei giorni passati richiamavano istituzioni e paese al rispetto delle donne, mentre il nordafrica è in fiamme, ed in Libia la gente scesa in piazza per esortare il dittatore al potere da 42 anni a farsi da parte viene massacrata. E se il premier da una parte "non vuole disturbare" l'amico nel monento della sua caduta, dall'altra sembra in preda ad una frenesia pseudo-riformista volta a mettere "a posto" (secondo un proprio ordine) quanti più aspetti, in vista di quelli che sembrano ormai essere gli inevitabili tempi bui. Stiamo assistendo in queste ore ad una corsa alla fiducia sul decreto mille-proroghe, "fortunatamente" rimaneggiato grazie alla vigilanza di occhi attenti, ma della correttezza de quale non si può certo scommettere. E stiamo assistendo ai colpi di coda di un parlamento che sente l'esigenza di sbrigarsi a mettere i propri punti fermi sulla questione fine vita, magari prima che le tanto temute elezioni anticipate giungano a porre fine ai giorni che a quest'aula rimangono. Il tutto mentre nel paese ci dibattiamo tra realtà e reality, persi in quel divario che è un cratere, e che separa il vero dall'immaginario. In un paese dove la pronografia non fa scandalo alcuno, e dove sembrano non far più scandalo la corruzione, i reati ed il malaffare, molti si perdono in labirinti inutuli, senza una bussola per separare ciò che è reale da ciò che è illusione: Facebook, la moda, Amici, l'Isola, la Casa, la pay TV, l'ultimo modello di telefonino, di auto, di televisore, la discoteca, i saldi, internet...Aspetti che sembrano costituire quell'argine invalicabile che impedisce di vedere la realtà, di andare oltre la mera gratificazione personale.

In una conta dei danni che sembra ormai infinita, appare il "problema" del ragazzino di 8 anni che a Torino bestemmia in classe e si becca l'antica punizione del sapone in bocca. Eccesso di metodo correttivo? Certamente, ma i problemi dell'Italia sono altri. Ci manca il senso della misura, ed è grave se un fatto come la bestemmia di un piccolo ribelle occupa il nostro tempo mentre si minimizza su altro. La cartina di tornasole del paese, i nostri giovani, fa emergere una serie di problematiche gravi. Ad esempio la pornografia che dilaga tra giovani e giovanissimi, la violenza nelle relazioni che cresce, mentre i delitti che vedono vittime giovani donne e bambine aumentano. Quante le ragazzine violentate dai compagni di scuola o di passeggiata? Quante quelle indotte a credere che scambiare una fellatio per una ricarica sul telefonino sia normale? Quante le bambine fatte fuori da quei pardi che le amavano troppo per rinunciare alla routine della vita familiare? Siamo di fronte ad un crescendo di episodi di follia inspiegabili, o vogliamo prendere atto di quello che il disprezzo, il machismo, il malcostune e la corruzione hanno fatto e stanno facendo a questo paese?

La "bamba" che accompagna le serate di molti, troppi giovani brucia il cervello, ma i ragazzi che nulla temono e che tutto possono (almeno così credono) pensano di star bene, infliggendosi invece danni incalcolabili. La droga si combatte con gli spot: pregevole, ma c'è una intera generazione di trentenni, siano liberi professionisti, impiegati, o persone in cerca di una occupazione, che dimostra quotidianamente con l'aggressività e la maleducazione che usa nelle relazioni e sul lavoro, come certi studi siano terribilmente veri.

C'è un fare politico che quotidianamente pensa ai casi suoi, e strappa ai citadini diritti fondamentali, come anche quello di autodeterminarsi nelle scelte sulla propria salute: attraverso le decisioni di questo parlamento sul fine vita veniamo ed ancora più verremo espropriati del potere di governare liberamente la nostra esistenza, aggiogati da "una politica incapace di guardare ai problemi veri della società che si fa di colpo prepotente, si dichiara padrona dei corpi delle persone, e pretende di impadronirsi davvero delle vite degli altri".

Abbiamo molto su cui riflettere, a quanto pare, per separare il reality dal reale.

 

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