SPAZIO Il valore del cibo per l'esplorazione

FOOD - Si sta svolgendo a Roma la prima giornata del Simposio A tavola nello Spazio presso la sede dell'ASI Agenzia Spaziale Italiana, con al centro del confronto la capacità di autoprodurre il cibo necessario alle missioni, punto di svolta da cui dipende il futuro dell’esplorazione spaziale. Una ricerca di autonomia che si sta sperimentando da diversi anni attraverso progetti di messa a punto di sistemi innovativi e nuove tecnologie, capaci di  «fornire cibo sicuro, nutriente e gradevole, massimizzando il riciclo degli scarti e l’utilizzo delle risorse in situ».

Il fine ultimo è la produzione di cibi freschi e ad alto potenziale nutraceutico alla cui realizzazione  contribuirà un gruppo di attori che stanno iniziando a fare network e che nelle intenzioni costituiranno un gruppo «interdisciplinare per il potenziamento del settore e la valorizzazione del contributo nazionale alle future missioni scientifiche, nel contesto degli obiettivi di esplorazione globali».

(Presentazione Dieta Astronauti)

Nel corso della mattinata, posto che il cibo rappresenta un punto fondamentale per la realizzazione delle prossime missioni spaziali che ci porteranno sul pianeta Marte e di nuovo sulla Luna, il messaggio è quello che coltiveremo nello spazio e che gli astronauti saranno anche agricoltori. Si stanno indagando allora “Le prospettive future dell’alimentazione nello Spazio” e le “Tecnologie spaziali per la produzione di cibo e riciclo degli scarti alimentari”. 

E se in assenza di gravità le briciole dei cibi si comportano da vere e proprie killer per gli astronauti e per la strumentazione, far germogliare cibi vegetali sicuri in assenza di gravità ancora rappresenta una sfida importante. 

Sono pertanto allo studio serre e micro-serre ad atmosfera sterile e controllata dove, nella sperimentazione a terra, si coltivano verdure fresche attraverso una gestione computerizzata. Si stanno perfezionando anche sistemi di stampa 3D alimentare, capaci, una volta caricate le stampanti con pochi nutrienti di base in polvere, di realizzare centinaia di ricette una volta che questi componenti verranno reidratati. Allo scopo serre e stampanti verranno realizzate in dimensioni quanto più possibile miniaturizzate.

(Presentazione Ferrari Farm - Coltivazioni)

Produrre cibo per lo spazio e/o nello spazio richiede la capacità di costruire un sistema multifattoriale e multidisciplinare che, partendo da metodi di “Coltivazione spaziale sostenibile” arrivi a condurre anche riflessioni sulla “Cosmic Cuisine” e il “Mangiar Sano come Approccio di Sistema” senza dimenticare il “Cibo Gourmet per Astronauti”.

Perché il cibo, nello spazio, rappresenta anche un genere di conforto, una sorta di cordone ombelicale con il nostro pianeta ancestrale e un filo di Arianna psicologico capace di mantenere vivo un legame.

Gli architetti del cibo spaziale dovranno ideare sistemi capaci di recuperare e riutilizzare al massimo le risorse disponibili e di garantire quanto più possibile la durata degli alimenti (la cosiddetta shelf life). Studi di fattibilità sono già in corso, ma necessitano ancora di una lunga messa a punto. 

In altre parole, mentre il cibo tecnologico inizia a conquistarsi il podio di volano della space economy, molto resta ancora da fare ma basterà procedere "senza fretta ma senza sosta", come diceva Goethe, visto che per le missioni su Marte oggi si è parlato di un'attesa stimata tra i 10 e i 20 anni.

(Campioni di Olio EVO del progetto EVOOS)

In questa prima giornata sono inoltre stati presentati i risultati dell'esperimento relativo all'Olio Extravergine di oliva inviato nello spazio, nel 2022. L'analisi dei 3 campioni dell'olio monovarietale italiano che ha concorso alla realizzazione del progetto EVOOS Extra Virgin Olive Oil in the Space comparati con il campione madre rimasto "a casa", ad ogni ritorno dallo spazio (3 diversi ritorni, scadenzati a 6, 12 e 18 mesi dall'inizio della missione) ha evidenziato la tenuta dei valori nutraceutici e il decadimento degli aspetti sensoriali, senza particolari scostamenti rispetto alle analisi del campione comparativo rimasto a terra. Un risultato che promuove a tutti gli effetti l'olio EVO tra i cibi consigliabili per la nutrizione degli equipaggi impegnati nelle missioni spaziali. 

[Foto di copertina: Elaborazione su immagine ASI tramonto del sole ]

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