AMBIENTE No ai rifiuti in zone agricole e vinicole

RIFIUTI e AGROALIMENTARE - «Sbalordisce e indigna la proposta di creare un deposito di rifiuti radioattivi in Valdorcia dove c’è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo» afferma Donatella Cinelli Colombini, presidente Donne del Vino. Tra le sette Regioni identificate come possibili siti per il nuovo deposito unico nazionale per lo stoccaggio di scorie nucleari (Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna, Sicilia) figurano importanti aree agricole, tra cui anche diverse Docg italiane. Nella lista dei 67 siti individuati da Sogin, società pubblica incaricata di redigere la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, sono state incluse infatti le aree di Caluso e Basso Monferrato in Piemonte, di Acerenza in Basilicata e di Campagnatico in Toscana, areali di provenienza di importanti Docg italiane: il bianco Erbaluce di Caluso e i rossi Barbera del Monferrato Superiore, Aglianico del Vulture e Montecucco Sangiovese. Zone che, come diverse altre in Italia, negli ultimi anni stanno puntando allo sviluppo di progetti e servizi dedicati al turismo agricolo ed eno-gastronomico.

Alla valutazione di idoneità condotta da Sogin concorrono 4 macro parametri: presenza di trasporti, insediamenti, valenze naturali e agrarie tra cui anche la percentuale della superficie dedicata a DOP-IGP e BIO sul totale della superficie agricola degli interi comuni interessati. Più la valutazione percentuale è bassa, più il parametro è “favorevole” per accogliere l’infrastruttura di superficie dove si dovranno “sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi”.

Ecco allora che l’area di Caluso (TO-10) con valore 17% risulta “molto buona” (A1). Stessa cosa ad Alessandria, dove la Docg Barbera del Monferrato Superiore viene impattata nelle zone di produzione di uve del Basso Monferrato (Castelletto Monferrato, Quargneto e Furbine) identificate con le sigle AL-8 e AL-14 e dove le valenze agrarie non superano il 10%.

Anche la DOC Vignanello del Lazio (con la sigla VT-12), terra di vini e della DOP della Nocciola romana è ugualmente classificata zona A1 e quindi “molto buona”. Sempre nel Lazio la DOP olivicola Canino è accerchiata: nonostante i principali siti siano quasi tutti classificati zona C (area “sismica”) e quindi meno idonei, tuttavia la confinante area di Montalto di Castro, che rientra parzialmente nella DOP olivicola, ha ben 3 siti in pole position (A1) e Tuscania classificata in A2, vale a dire in area “buona”. Toccata anche la DOC Orcia, ma è letteralmente impossibile elencarle tutte.

Solo uno dei 67 siti proposti e identificati alla fine verrà scelto. Faranno la differenza eventuali ricorsi dei Comuni? «Contro il progetto si è registrata un'alzata di scudi da parte della quasi totalità degli enti locali individuati» [Repubblica.it] Le posizioni delle Regioni interessate sono totalmente convergenti: è contraddittorio, oltre che economicamente suicida, lavorare da un lato per valorizzare i territori e dall’altro prevedere negli stessi luoghi depositi di scorie di materiale radioattivo nucleare, pur frutto di lavorazioni medicali, che andrebbero certamente a compromettere il futuro del turismo e la percezione di sicurezza dei prodotti alimentari realizzati nelle vicinanze della zona che alla fine verrà scelta.

Successivamente alla pubblicazione della lista sul sito https://www.depositonazionale.it/ vi sono 60 giorni di tempo per fare opposizione (fase di consultazione pubblica). La proposta elaborata da Sogin è stata «validata da ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione) e dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente». La data dalla quale iniziano a (de)correre i termini per opporre ricorso è il 5 gennaio 2021.

Per conoscere i siti interessati e tutte le specifiche, qui la MAPPA  

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