EUTANASIA dei territori nel Piano Strategico Nazionale 2021-2027

TERRITORI – Come non esprimere sconcerto per quanto sancito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nelle pagine del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (P-SNAI) quando, a pagina 45, l’obiettivo n. 4 predispone un “Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”? Il Paese gestito da questo governo, in altre parole, oltre a sperperare denari per la costruzione di un impossibile Ponte sullo Stretto, si prepara a non sostenere più investimenti in aree interne del paese, escludendo e abbandonando di fatto all’oblio circa 4000 Comuni italiani, per lo più montani, collinari o rurali? A quanto pare la risposta è SI!

Siamo però di fronte a una contraddizione enorme un Paese che dal lato turismo (suo grande motore economico) dichiara di voler promuovere destinazioni turistiche rurali alternative e slow, anche con altisonanti programmi di richiamo di giovani nati all’estero da immigrati italiani per constatare lo spopolamento dei borghi (si veda il cosiddetto Turismo delle Radici). 

(foto di Vidal Jean Wimmerlin da Unsplash)

Come si pensa, viene da domandarsi, di poter accogliere qualsiasi forma di turismo, libera o sponsorizzata dal Ministero a guida Santanchè, quando il lassismo istituzionale si prepara a farci inghiottire il boccone amaro di un «percorso di spopolamento irreversibile»?

Percorso, tra l’altro in contraddizione con la stessa premessa di apertura del documento che lo ospita, quando dichiara che spopolamento e progressivo invecchiamento della popolazione sono processi che «minano la competitività e la resilienza dei Paesi membri [UE], amplificano le disuguaglianze territoriali e generano difficoltà nella disponibilità di manodopera, nella sostenibilità dei sistemi sociali e previdenziali, e nell'accesso ai servizi essenziali».

Come è possibile dichiarare che «queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza» e che «hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento» mettendo queste parole in una riflessione che poi dichiara anche che queste zone non vanno abbandonate a sé stesse?

Stiamo parlando di eutanasia sociale ed economica per territori selezionati, in un Paese che la boicotta e la nega alle persone con malattie gravissime o terminali?

Come si legge da più parti, si tratta di una visione e una valutazione miopi e in contraddizione con i principi costituzionali (Articolo 3*) di equità. E cosa dire della tanto declamata “sovranità Alimentare” italiana quando ci si dispone a un abbandono programmato proprio di quelle aree che, in agricoltura, olivicoltura, nella produzione di formaggi o di vini da viticoltura eroica, sono espressione dell’eccellenza produttiva e più tipica del nostro Paese e motore di quella microimpresa che tanto contribuisce all’economia Italiana e alla tenuta sciale italiana? 

Il Presidente delle Città dell’Olio Michele Sonnessa** tuona all’indirizzo del Governo: «basta con le ambiguità: serve un Piano Nazionale di Rinascita delle Aree Interne fondato sull’agricoltura, sull’olivicoltura di qualità, sulla tutela del paesaggio e su nuove forme di economia leggera, turistica, culturale e sostenibile». Un richiamo fortemente condiviso e condivisibile.

* Articolo 3 Costituzione italiana: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

** Comunicato stampa  Città dell’Olio del 4 luglio 2025

Foto di Copertina di Thierry Castagner, 

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