STORIA 70 anni dal voto delle donne

LA CONQUISTA DEL VOTO - Le iniziative nate per celebrare i 70 anni dal voto delle donne, così come le iniziative per il 150esimo dell’Unità d’Italia hanno consentito di liberare dall'invisibilità quella parte della storia italiana rimasta a lungo nell’oblio: le donne protagoniste della nascita dell’Italia unita così come lo sono state della nascita della Repubblica. Ricerche documentali, indagini, materiali a lungo conservati negli archivi, hanno consentito di illustrare le figure e l’autorevolezza delle donne del Risorgimento da Cristina di Belgioioso, alle donne della repubblica romana, da Anna Maria Mozzoni a Teresa Moglia e molte altre ancora.

Recenti ricerche storiografiche stanno riportando alla ribalta figure di scienziate, scrittrici, sindacaliste, educatrici, partigiane, giornaliste, artiste e il ruolo svolto. La storia smette di essere raccontata a “sesso unico” e sulla scena politica prendono il posto che spetta loro figure come Josette Lupinacci - nome dimenticato - che insieme a Rita Montagnana Togliatti e ad Angela Maria Cingolani fu tra le 5 firmatarie della mozione presentata al comitato di Liberazione Nazionale per rivendicare “il diritto delle donne italiane di partecipare alle prossime elezioni amministrative su un piano di assoluta parità cogli uomini.”

Diritto "di eleggere e di essere elette" che le donne italiane avevano al pari degli uomini acquisito partecipando alla lotta partigiana. Lotta che fu rischio di vita e amore di libertà di donne “minorenni” spesso giovanissime, che non poterono partecipare neppure al voto, ma furono protagoniste della crescita democratica e sociale delle loro comunità. Saranno le "più grandi" come Nella Marcellino, Nilde iotti, Tersesa Merlin, Tina Anselmi e le donne elette grazie anche a loro, a proseguire nelle aule parlamentari la lotta per diritti e parità.

Donne che oggi trovano spazio nella “Sala delle Donne” spazio dedicato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, a ricordare le tante donne che hanno contribuito alla nascita della repubblica e alla sua crescita civile. Donne non dimenticate ma riscoperte dalle comunità nelle quali vissero . E’ il caso delle giovanissime partigiane marchigiane qui raccontate dall’onorevole Irene Manzi.

Donne marchigiane - Lo scorso 14 luglio alla Camera, in una sala della Regina gremita, veniva aperta al pubblico la sala delle donne, pensata dalla Presidente Laura Boldrini e dalle parlamentari, come uno spazio dedicato, a settant’anni dalla conquista del voto femminile, alle prime protagoniste della vita politica italiana: Nilde Iotti e Tina Anselmi, le prime Sindache d’Italia, le 21 Costituenti. Un contributo sentito e necessario per ricordare in forma permanente, sin dalle sedi istituzionali, il ruolo svolto dalle donne nella storia del nostro Paese e nella sua crescita politica, sociale e civile. Uno spirito che ha animato in questi mesi anche il bel progetto #leviedelledonnemarchigiane, promosso dall’Osservatorio di Genere, dedicato proprio alle donne marchigiane e alla loro presenza nella toponomastica nazionale e locale ( primo indice di memoria e identità di una comunità). Un progetto partito dal basso, grazie al coinvolgimento dei tanti che hanno inviato segnalazioni, hanno preso parte al crowdfunding di sostegno, hanno scritto saggi e che è ormai prossimo alla sua definitiva pubblicazione. Un progetto che, se vogliamo, proprio con il suo metodo partecipativo dal basso, rappresenta bene quello che è stato il percorso di crescita ed emancipazione del femminile all’interno della società italiana. Grazie al contributo di donne che hanno ricoperto, da pioniere, vincendo pregiudizi e resistenze, incarichi istituzionali, ma, in modo altrettanto determinante, grazie all’agire di protagoniste meno conosciute che hanno contribuito con il loro impegno personale, le loro lotte ai risultati che oggi ricordiamo. Meno conosciute ma non sconosciute, perché queste donne sono spesso molto note nelle loro comunità di origine: e mi vengono in mente, solo per citarne alcune, i nomi Maria Cavatassi, Egidia Coccia, Rosina Frulla. Giovanissime protagoniste della Resistenza da staffette partigiane e impegnate in prima persona a sostegno della Repubblica nel referendum del 2 giugno, anche se impossibilitate a votare a causa della minore età.

Prendiamo proprio il caso della pesarese Rosina Frulla. Staffetta partigiana a soli 17 anni, tra le prime fondatrici dell’Unione Donne Italiane di Pesaro, protagonista di lotte e rivendicazioni sociali (basterebbe citare l’impegno, subito dopo la guerra, per l’apertura nel pesarese degli asili d’infanzia, strumenti di educazione per i bambini ma anche di concreta emancipazione della donna), convinta della necessità di partire dalla tutela e dall’emancipazione dei più deboli per consentire un reale avanzamento della società locale e nazionale. Un impegno lontano dai riflettori ma costante, un contributo appassionato capace di creare una comunità locale attenta anche ai bisogni delle donne e dei giovani. Un’azione capillare che, nel caso di Rosina, come in quello di tante protagoniste meno conosciute della storia d’Italia al femminile, ha consentito un’emancipazione capillare e diffusa della società, partendo anche dalle necessità e dai bisogni concreti, prima ancora che dai grandi e importanti principi sanciti nelle leggi e nella Costituzione.

Uno dei meriti del progetto dedicato a #leviedelledonnemarchigiane allora è proprio questo: aver reso un contributo importante alla riscoperta delle tantissime donne, anche meno conosciute, che hanno contributo con l’esempio e l’azione concreta a dare un futuro a questo paese. A loro è dedicata la Sala delle Donne di Montecitorio, perché grazie a loro noi tutte possiamo essere lì.

Onorevole Irene Manzi, Ufficio di presidenza Commissione cultura Camera dei Deputati, Comitato scientifico del progetto #leviedelledonnemarchigiane

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