CARCERI Mattarella: Insostenibili e sovraffollate

CARCERI - Più del 20% delle persone detenute, in Italia, sono in attesa di giudizio. Tecnicamente innocenti fino a prova contraria ma già in carcere. La detezione preventiva in attesa di giudizio (quella dove l’iter giudiziario ancora non è concluso), salvo casi particolari, rappresenta il paradosso dell’ingiustizia della Giustizia. Secondo l’ultimo rapporto Antigone, poi, il sovraffollamento negli istituti di pena è al 135%.
In altri termini, un carcere predisposto per 100 detenuti/e ne ospita mediamente almeno 135, col risultato che in una cella per 3 persone ce ne saranno 4. Ma ci sono situazioni anche peggiori, come i ripetuti casi di violenza contro le persone detenute dei quali, negli anni, si è venuto a sapere, uno su tutti quello di Stefano Cucchi, morto per le botte ricevute mentre era sottoposto a custodia cautelare.
Con un Governo che aggiunge in continuazione reati e trasgressioni per i quali è previsto il carcere (come, ad esempio, in certe forme, manifestare dissenso o partecipare a un rave party o il carcere per i giornalisti in caso di presunta 'grave diffamazione'), la riforma della giustizia viene distratta da forme (e format) che affaticano il processo di modernizzazione dell’istituto detentivo italiano.
Chi sta nelle carceri entra nella top ten degli ultimi della società, coloro che hanno sbagliato, che hanno deciso di delinquere e per le/i quali al populismo e al giustizialismo piace l’idea di... toglierseli di torno e buttare la chiave. Ovviamente la questione è più complessa e a nulla valgono le semplificazioni, se non a esacerbare il dibattito pubblico, a creare fratture e divisioni e, per alcuni, a generare consensi.
(Tasso % di sovraffollamento in rosso e i peggiori 10 istituti italiani)
Non a caso il richiamo del Presidente Sergio Mattarella, nel suo intervento al Palazzo del Quirinale del 30 giugno 2025, in occasione dell’incontro con il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria* e una rappresentanza della Polizia penitenziaria, sottolinea come il carcere odierno esprima situazioni «insostenibili» e condizioni lavorative al limite dell'impossibile per le guardie penitenziarie.
Persone alle quali rivolge questa particolare considerazione: «So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno. Impegno reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave - e ormai insostenibile - condizione di sovraffollamento nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti Istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione. Interventi da intraprendere con urgenza, nella consapevolezza che lo spazio non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve includere ambienti destinati alla socialità, all’affettività, alla progettualità del trattamento».
Incredibile a dirsi, il peggior caso di sovraffollamento (233%) riguarda la sezione femminile del carcere di San Vittore.
Le carceri non dovrebbero trasformarsi in vivai di crescita e consolidamento della delinquenza e dell’illegalità. Al contrario, come sostiene la nostra Costituzione, il nostro carcere prevede recupero e riabilitazione, così Mattarella afferma: «I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività, oltre a essere l’obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale».
Eppure, la questione dei suicidi in carcere, definita da Mattarella - come riporta Huffpost - «una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi», rimane ancora scottante e irrisolta. Come anche la questione del carcere per le donne, sulla quale dal 2016 si sono visti più passi indietro che in avanti.
Questo intervento del Presidente Mattarella, che conferma a chi ha un po' di memoria storica, che a distanza di anni in tema di carcere nulla è cambiato, apre un dibattito che torna ad appuntarsi intorno alla necessità di forme alternative di detenzione. Come nel caso delle persone con problemi e reati di tossicodipendenza, per le quali si ipotizza la detenzione presso comunità di recupero.
Oltre al tema del sovraffollamento nelle celle e a quello del caldo che in questi giorni torridi rende la vita dietro le sbarre e sul posto di lavoro, al limite della civiltà e della sopportazione, resta aperta la questione del programma degli interventi per far fronte all’emergenza dell’edilizia carceraria (a cura del Commissario Straordinario Marco Doglio e sul quale il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, sarebbero competenti), attualmente ancora in fase di… latitanza.
Oggi che la situazione carceraria italiana rappresenta una sfida complicata e complessa che richiede interventi urgenti e strutturati, nelle parole del Presidente Mattarella si trova una bussola, l’indicazione di un approccio capace di superare le sole logiche punitive e di valorizzare il recupero e la riabilitazione, rispettando i principi costituzionali.
Affrontare il sovraffollamento, promuovere alternative detentive per situazioni specifiche e migliorare le condizioni strutturali degli istituti di pena non sono solo questioni di giustizia, ma anche di umanità, welfare e civiltà.
Solo attraverso una revisione profonda del sistema carcerario, infatti, si potranno garantire maggior rispetto dei diritti delle persone detenute, della sicurezza per la collettività e vere opportunità di reinserimento per chi avrà concluso il proprio percorso di pena. Tuttavia, stando le cose come stanno, soltanto il passare tempo, alla fine, lo potrà dire.
* in occasione dell’anniversario della sua costituzione al giro di boa dei 208 anni
Crediti: foto di copertina di Mick Haupt; altra di Paolo Chiabrando, entrambe da Unsplash