ACQUA Ricordiamo le buone notizie

ROMA - 1milione e 400mila firme contro la privatizzazione dell´acqua. Raccolte in circa tre mesi. Un record, ma la notizia è che la società civile non è morta, che si può provare a sopraffarla finché si vuole, ma c´è sempre un limite. [...] 1milione e 400mila firme per dire che l´acqua non si può privatizzare sono molto di più della sacrosanta difesa del bene comune per eccellenza, sono un urlo urlato con dignità e buon senso, il frutto di un´indignazione seria e civile, una lezione per chiunque voglia fare politica in Italia.

I tre quesiti referendari hanno senso, sono ben congegnati per bloccare giusto in tempo la strada di una privatizzazione generalizzata entro il 2011, da cui sarebbe difficilissimo, o costosissimo, tornare indietro. Invece ora ce la si può fare: se l´iter verrà rispettato, se la volontà di quel milione e mezzo di italiani non sarà calpestata per l´ennesima volta, nella primavera del prossimo anno la lezione data alla politica nostrana sarà completa. La rete del Forum dei movimenti per l´acqua, che è nata e si è propagata con una naturalezza disarmante per chiunque faccia il raccattatore di voti di professione, è una speranza per la democrazia nel nostro Paese.

I banchetti volanti al Giro d´Italia, quelli nei mercati (li ho visti, sempre con la gente in educata fila), ai concerti, dove si fanno gli aperitivi tanto di moda, nelle piazze e vie di fronte agli strusci consumistici: mai un simbolo di partito, chi si è messo a disposizione l´ha fatto per l´acqua perché di fronte all´acqua sparisce qualsiasi colore, qualsiasi ideologia, qualsiasi altro interesse. Non è un caso che chi abbia tentato di cavalcare l´onda pro domo sua abbia fallito miseramente.

Il cibo, l´acqua, la nostra terra, il bello e il buono che non si devono necessariamente comprare: forse c´è la speranza che non si portino via tutto. Sono le cose che stanno più a cuore alle persone umili che cercano di vivere bene la propria vita in un mare di difficoltà che non si sono per niente cercate: è la dimostrazione che i temi della politica dovrebbero essere altri, se la politica fosse nobile, se la politica sapesse.

di Carlo Petrini, la Repubblica, 20 luglio 2010

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