CARBON BOMBS L'ecologia fa passi indietro

REPORT CLIMA - Il passare del tempo ci pone sempre di fronte a nuove sfide sul clima: i dati diffusi la scorsa settimana da Le Monde, The Guardian e altre agenzie di stampa, tornano sulla questione della presenza nel mondo di oltre 400 siti di produzione di petrolio, gas o carbone, ovvero progetti di estrazione di combustibili fossili le cui potenziali emissioni di gas serra distruggerebbero ogni possibilità di limitare, come previsto dagli accordi internazionali, l'aumento della temperatura globale a soli 1,5 gradi Celsius per evitare che gli effetti del cambiamento climatico impattino ancora più duramente di quanto non stiano già facendo. Si chiamano “carbon bombs”.

(Foto di David Mullins - Unsplash)

Caldo record - Secondo uno studio di Climate Central, l'umanità ha appena sperimentato una tra le 5 annate più calde mai registrate, con il mese di luglio registrato come il più caldo di sempre e una temperatura media globale sull’anno di 1,3° C al di sopra dei livelli preindustriali.

Il Rapporto dell’UNEP - Un nuovo importante rapporto pubblicato a novembre dalle Nazioni Unite, rileva che «i governi prevedono di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe invece coerente con la limitazione dell’innalzamento del riscaldamento globale di solo 1,5°C e il 69% in più rispetto a quanto sarebbe coerente con i 2°C creando un divario di produzione di combustibili fossili sempre più ampio nel tempo.».

Il Rapporto sul divario di produzione dal titolo “Production Gap Report 2023: Phasing down o phasing up?” ovvero, tradotto: Riduzione o aumento graduale? rivela che i principali produttori di combustibili fossili pianificano un'estrazione ancora maggiore nonostante le promesse.

(Foto di Patrick Hendry - Unsplash)

Con 20 Paesi (Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Germania, India, Indonesia, Kazakistan, Kuwait, Messico, Nigeria, Norvegia, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e Stati Uniti d'America), che continuano a fornire significativo sostegno politico e finanziario alla produzione di combustibili fossili.

Ciò avviene nonostante 151 governi si siano impegnati a raggiungere emissioni nette pari a zero. A quanto parrebbe, a causa di questi emissari o agenti del non cambiamento, stiamo abbandonando le azioni virtuose. Restano invece, propositi, intenti, dichiarazioni e ambizioni. Un po’ poco per sperare in un miglioramento reale.

Emissioni incontrollate - «I governi stanno letteralmente raddoppiando la produzione di combustibili fossili; questo significa un doppio problema per le persone e per il pianeta» ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres in occasione della presentazione del report. Precisando inoltre che «non possiamo affrontare la catastrofe climatica senza affrontarne la causa principale: la dipendenza dai combustibili fossili. La COP28 deve inviare un chiaro segnale che l'era dei combustibili fossili è finita e che la sua fine è inevitabile. Abbiamo bisogno di impegni credibili per aumentare le energie rinnovabili, eliminare gradualmente i combustibili fossili e aumentare l'efficienza energetica, garantendo al contempo una transizione giusta ed equa».

Gli scienziati - Hanno contribuito a questo studio ONU di valutazione di coerenza sui livelli di riduzione delle temperature raggiunti nell’ambito dell'Accordo di Parigi del 2015 (ratificato da tutti i paesi dell’UE), diversi enti, non proprio gli ultimi del pianeta in tema di credibilità scientifica: l’Istituto per l'ambiente di Stoccolma (SEI), il Climate Analytics, E3G, Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (IISD) e Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP).

(Foto di Markus Spiske - Unsplash)

Neutralità climatica - «I piani dei governi per espandere la produzione di combustibili fossili stanno minando la transizione energetica necessaria per raggiungere emissioni zero, mettendo in discussione il futuro dell'umanità», ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo dell'UNEP sottolineando che «alimentare le economie con energia pulita ed efficiente è l'unico modo per porre fine alla povertà energetica e ridurre le emissioni allo stesso tempo».

Stay tuned! Continuate a seguire la serie REPORT CLIMA di Power & Gender, per conoscere meglio tutto ciò che riguarda la crisi climatica, la produzione di cibo sostenibile, l'agricoltura innovativa e sociale, la salute delle persone, la produzione alimentare. 

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This story is part of Covering Climate Now’s (CCNow) joint coverage network

Foto di apertura di Eva Panitteri

Fonti: UNEP United Nations Environment Programme - CNN Covering Climate Now - Consiglio europeo – Climate Central

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