RISPETTO e GIUSTE PAROLE

LINGUAGGIO A MISURA DI DONNA - Anche se «per il giornalismo la strada è lunga, alcuni passi sono già stati fatti e soprattutto sulla strada del linguaggio corretto marciano affiancati donne e uomini, colleghe e colleghi, di buona volontà.» [Marina Cosi per GiULiA]. La violenza maschile contro le donne è una realtà che deve essere costantemente al centro dell’attenzione dei media: lo chiede la Convenzione di Istanbul, come mezzo per prevenire le violenze di genere e i femminicidi. E’ dunque necessario che «nel descrivere il fenomeno, si usi un linguaggio corretto, mettendo al bando categorie che non aiutano a comprenderne la giusta valenza: le donne non vengono uccise per “raptus”, “gelosia” o ”passione”, ma da uomini che non accettano la loro libertà e autodeterminazione». E che nelle cronache che non possono esimersi dal raccontare la violenza sulle donne, non si debbano leggere «più obbrobri come "baby squillo" e "boldrinate" e "prima la danno e poi frignano"».

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