CLIMA Ascoltare il monito dell'Emilia-Romagna
CLIMA #coveringclimatenow - L'emergenza idrica e climatica in Italia è diventata evidente. Ad aprile abbiamo visto tutti il letto quasi in secca del fiume Po causato dalla riduzione generale delle precipitazioni e dalle temperature più alte di sempre dall'Ottocento a oggi, per poi vederlo salire repentinamente di un metro e mezzo in un solo giorno, ai Murazzi di Torino, in Piemonte, nel corso delle drammatiche giornate dell'alluvione in Emilia-Romagna.
(Alluvione ER - Foto di Isabella Balena @ Sant'Agata sul Santerno)
Dal punto di vista delle precipitazioni la situazione in Italia continua a essere critica dopo che il 2022 ha fatto registrare una riduzione di circa il 30% sulla media, mentre il 15 maggio 2023 si è registrata l’alluvione che ha duramente colpito l’Emilia-Romagna con precipitazioni mai viste: 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti in pochi giorni hanno fatto contare 23 fiumi esondati, 1000 frane, 7 territori provinciali colpiti (da Reggio Emilia a Rimini) per un totale di 100 comuni coinvolti, con l’acqua che in alcune zone a tutt’oggi non accenna a defluire.
(Alluvione ER - Foto di Isabella Balena 24/05/2023)
La quarta alluvione in 6 anni, la seconda di 2 susseguitesi in meno di 15 giorni, ha fatto contare 15 morti e nel momento del picco dell’emergenza, oltre 20mila persone evacuate.
La stima dei danni causati dall’acqua infuriata e da quella stagnante, si sta calcolando in miliardi di euro, con la perdita, per i prossimi 4/5 anni, di una fetta enorme della produzione agricola e di frutta (da 10 a 15 i milioni di alberi da estirpare). Si aggiungono poi i danni del fango che solidifica, stringendo le terre e le coltivazioni in una morsa impenetrabile che stringe anche i cuori.
Secondo una stima di Coldiretti sono andate perse «oltre 5mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più produttive del Paese […] l’esondazione ha sommerso anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante» e sott’acqua sono finiti anche molti ulivi e molte vigne, persi anche a causa delle frane. Danni che mettono a rischio almeno 50mila posti di lavoro, lungo l’intera filiera agroalimentare.
A seguito dell’alluvione, a partire dal 16 maggio 2023, su attivazione del Dipartimento di Protezione Civile, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha predisposto «un piano di acquisizione di immagini satellitari per mappare in tempi rapidi le aree allagate» e quello che stiamo vedendo dall'alto è desolante.
Se i satelliti dedicati al monitoraggio del clima e dei territori stanno acquisendo un ruolo sempre più rilevante per lo studio dell’ambiente e il monitoraggio dei disastri naturali, la situazione che evidenziano si fa sempre più preoccupante, proponendo per la stagione estiva uno scenario che vede il perdurare dell'assottigliamento delle riserve d'acqua naturali costituite dai ghiacciai. L’acqua, l’elemento essenziale e fonte di vita, quello senza il quale gli esseri viventi non possono sopravvivere, sta diventando un problema estremamente critico in un senso e nell’altro, sia quando abbonda sia quando viene a mancare.
(Foto di ASI dai satelliti Cosmo-SkyMed -Fiume Po-Voghera)
Tra i punti del Rapporto di sintesi 2023 redatto da IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, si evidenzia come nel breve termine, si preveda che ogni regione del mondo dovrà affrontare un ulteriore aumento (da medio a elevato) dei rischi climatici. Dall’analisi risultano in crescita gli episodi estremi che portano con sé rischi multipli per gli ecosistemi e per l’essere umano, con problematiche quali mortalità correlata alle ondate di calore, alle malattie di origine idrica e alimentare trasmesse da diversi vettori e non da ultimo dalle inondazioni nelle città e nelle regioni costiere e nelle aree poste in territori vicini ai corsi d’acqua e quelli sotto il livello del mare. Con conseguente perdita di biodiversità negli ecosistemi, di riserve di acqua dolce e diminuzione della produzione alimentare nelle regioni colpite.
Nel mondo le giovani generazioni hanno provato a richiamare l’attenzione su questo allarme. L’attivista Greta Thunberg è stata quella che abbiamo conosciuto per prima, ma c’è anche un’altra giovanissima attivista del clima che svolge militanza attiva da quando aveva 6 anni e che sta cambiando le sensibilità nel suo Paese, l’India. Licypriya Kangujam, dodicenne, è «una ragazzina che viene dal terzo Stato più povero dell'India, nazione che già di suo ha 800 milioni di poveri». Una forza della natura, tanto piena di determinazione al punto da riuscire a far ripulire dalla sporcizia la spiaggia dietro il preziosissimo Taj Mahal in meno di 24 ore dalla sua denuncia sui social. Denuncia effettuata con l’aiuto della sua mamma, visto che per usare i social ancora non avrebbe l'età.
(Foto di Licypriya Kangujam su Twitter)
Tornando a noi, all'Italia, quale monito dobbiamo imparare da quanto accaduto in Emilia-Romagna? Oltre ovviamente a una migliore gestione del nostro territorio che includa un piano nazionale di adattamento climatico, la difesa e la cura dei corsi dei fiumi e del suolo e una miglior gestione dei rifiuti, è giunto il momento di ascoltare quanto ormai da decenni ci dice la comunità scientifica anche avvalendosi di modelli matematici sempre più accurati: la responsabilità di questi cambiamenti è «delle attività umane, a cominciare dall’uso massiccio dei combustibili fossili» (WWF).
Cosa dovrebbe fare la politica per combattere il cambiamento climatico e assicurare un futuro al pianeta e alle persone? Agire urgentemente per contenere l’emergenza, ridurre le emissioni del 65% entro il 2030 e raggiungere entro il 2050 una nuova impostazione dell’economia, più sostenibile, più equa e meno dipendente dai combustibili fossili.
(APE - Foto di Krzysztof Niewolny su Unsplash)
Cosa possono fare le persone? Il ruolo di ognuno di noi è cruciale. Potrà non sembrare, ma oltre alle scelte che faranno su nostro mandato coloro che andremo a votare, contribuiscono molto anche le piccole azioni personali quotidiane, come scegliere di non acquistare acqua o bibite in bottiglie di plastica, impegnarsi a riciclare quanto possibile tutti i materiali, risparmiare acqua nei diversi usi domestici. Proteggere le api e gli insetti impollinatori, fondamentali per la biodiversità del nostro Pianeta perché dalla loro azione dipende anche nostro cibo e quindi la nostra salute, riducendo al minimo il nostro disturbo alle loro attività e, magari, offrendo qualche piantina da fiore sulle nostre terrazze e balconi. Ne godranno le api e ne godremo anche noi con la bellezza dei fiori che ci farà da promemoria, un richiamo gentile capace di riportarci ogni giorno all’importanza delle piccole e virtuose azioni salva-pianeta.