XYLELLA Inarrestabile corsa verso Nord

AGRICOLTURA - «Il Ministero dell'Agricoltura, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha definito i criteri e le modalità di attuazione delle misure di sostegno alle imprese agricole danneggiate dalla diffusione del batterio Xylella fastidiosa. Con uno stanziamento di 30 milioni di euro, l'intervento mira a supportare la riconversione e il reimpianto di colture nelle zone colpite». La notizia, sul sito del Ministero è del 12 febbraio 2025.
Il batterio Xylella, già responsabile della perdita di 21 milioni di piante in Puglia e della sparizione di un immenso patrimonio olivicolo anche monumentale, mentre si lascia dietro, letteralmente, terra bruciata e scenari spettrali, avanza inesorabilmente verso nord alla velocità di oltre due chilometri al mese e cerca di estendere il suo abbraccio mortale ad altre zone olivicole.
Di cosa si tratta esattamente? - La Xylella fastidiosa è un batterio che si accasa nei vasi xilematici delle piante dove, con la sua azione, produce sostanze gelatinose che ostacolano il flusso della linfa e inducono la pianta alla produzione, per difesa, di sostanze che a loro volta concorrono all'occlusione dei suoi vasi linfatici. Si trasmette attraverso l'azione di un insetto vettore, la sputacchina, che passando da pianta in pianta per nutrirsi, lo diffonde. I primi segnali sulle piante colpite (seccume delle foglie) si notano quando è già troppo tardi e a quel punto è certo che moriranno per disseccamento.
Il rischio si espande - Il fenomeno, che come sappiamo ha già devastato moltissimi uliveti in Salento, si prepara ora a espandersi verso nord, stando alle mappe di rischio dello studio pubblicato nel 2019 da EFSA* l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Si teme in particolare per la Calabria (dove ancora non è arrivata), perché nella seconda regione produttrice di olio e olive dopo la Puglia, stando ai pareri scientifici, la Carolea, la cultivar identitaria della regione, quella maggiormente diffusa, sarebbe tra le varietà sensibili (e quindi NON resistenti) all'attacco della Xylella.
Nelle zone più colpite della Puglia sono otto le varietà stressate: Ascolana, Biancolilla Cellina, Cima di Melfi, Nocellara del Belice, Nociara, Ogliarola e appunto la Carolea.
Il cambiamento climatico - Lo studio dell'EFSA ne fa in particolare una questione di temperature: il batterio killer, infatti, ama quelle più miti e se al momento prolifera solo in determinate zone del sud, la variabile dei cambiamenti climatici che sta portando all’innalzamento globale delle temperature, non fa sperare in bene. Tantomeno dopo la risalita della Xylella sulla diagonale Taranto-Bari, che porta ragionevolmente ad attendersi che la marcia mortifera seguiti alla conquista di regioni e Paesi del nord.
(Foto di Joel Jasmin da Unsplash)
Le Cultivar resistenti - Il propagarsi della Xylella, che l'Italia ormai combatte da 15 anni, sembra caratterizzato dall'ineluttabilità: non si riesce a fermarne l'avanzata e l'unica speranza risiede nella ricerca scientifica. In attesa di rimedi capaci di porre un argine, qualche piccolo risultato, nel frattempo, lo vediamo grazie alle piante stesse, dove alcune varietà stanno diventando resistenti in tutti i sensi alla sua avanzata.
Resistenti in quanto alcune delle oltre 500 cultivar italiane si stanno dimostrando meno aggredibili dal batterio. Ma anche resistenti nel senso di resilienti, come stanno dimostrando varietà come la Leccino e la Favolosa FS17 (nata da uno studio di ibridazione della varietà Frantoio), ma anche la Lecciana e il Leccio del Corno, a quanto pare.
I Veleni naturali - Da poco è stata identificata una molecola di origine naturale, l'ossido di carlina, che sembrerebbe altamente tossica per la sputacchina quando ingerita. La fase embrionale del progetto di ricerca, frutto di una collaborazione tra ricercatrici e ricercatori delle Università di Camerino, di Palermo e del Crea, comporta tuttavia ancora lunghi tempi di studio e di verifica. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Industrial Crops and Products (ambito scienze agrarie).
(Vite - Foto di Eva Panitteri per P&G)
La Vite e le altre - La Xylella fastidiosa, che è un batterio che come altri conta diverse varianti genetiche, ne produce alcune più aggressive, come la sottospecie pauca, la killer del Salento, e altre meno; queste varianti, insieme, oltre all’olivo non disdegnano -e quindi infettano- anche altre colture: in Puglia sono state trovate tracce del suo avanzare in alcuni frutteti e vigneti. Sulle vigne questo mini killer si rende responsabile della PD o malattia di Pierce, già tristemente nota in California dove causa ai viticoltori perdite di milioni di dollari l'anno. Pare inoltre che la Xylella apprezzi particolarmente la pianta di oleandro e che questa stia facendo da serbatoio e amplificatore alla diffusione del maledetto batterio anche in Italia.
Come è successo? - Ma come siamo arrivati alla situazione odierna? Stando al citato rapporto dell’EFSA, tra le cause dell'inesorabile avanzamento della Xylella c’è «la riduzione della zona cuscinetto sia in termini di contenimento che di eradicazione», ovvero quelle titubanze che di fronte a un fatto nuovo all'epoca delle prime segnalazioni del 2013 hanno portato la Regione Puglia a non estirpare gli alberi colpiti, non sapendo ancora esattamente né come né cosa fare, fattore che ha contribuito «all'allargamento dell'area infetta».
(Ulivo - Foto di Eva Panitteri per P&G)
Oggi in Puglia - In Puglia la Zona infetta comprende l’intera provincia di Lecce, Brindisi, parte della provincia di Taranto e Bari e ad oggi, secondo il Piano di azione 2024-2026 della Regione, le tattiche di lotta più efficaci, sembrano essere la «stretta sorveglianza per un'individuazione precoce e la conseguente rimozione delle piante [che ospitano] nuovi focolai fondamentali sia per il successo dell'eradicazione che del contenimento su scala regionale, oltre che per un efficace controllo della diffusione del vettore».
La Puglia stabilisce aree delimitate e zone cuscinetto che possono raggiungere i 2,5km quando si devono adottare misure di eradicazione e di almeno 5km quando si devono agire solo misure di contenimento.**
La Xylella fastidiosa, consideriamola pure una buona notizia, non è né un fungo né un virus e quindi non si diffonde per trasmissione aerea. Nella definizione dell’EFSA è un «patogeno batterico delle piante» che si diffonde nell’ambiente solo tramite insetti vettori, «insetti succhiatori di linfa xilematica» che, spostandosi da pianta a pianta per nutrirsi, acquisiscono il batterio dalle piante infette e lo passano a quelle sane diffondendolo -è proprio il caso di dirlo!- a macchia d’olio!
Il ruolo della ricerca - Di fronte alla minaccia rappresentata dalla Xylella fastidiosa, è fondamentale concentrarsi sui progressi della ricerca che insieme alla resilienza di alcune cultivar possono produrre soluzioni in grado arginare l'avanzata del batterio. La collaborazione tra gli enti di ricerca e le istituzioni regionali, insieme alle nuove misure di sostegno, rappresentano un ulteriore passo avanti nella lotta contro la Xylella. Anche l'informazione e la prevenzione giocano un ruolo cruciale: sensibilizzare gli agricoltori e la popolazione sulle misure di contenimento e sulle buone pratiche agricole è essenziale per proteggere il nostro patrimonio olivicolo. Nonostante le difficoltà, possiamo guardare al futuro con cauto ottimismo, confidando nella capacità della ricerca e della scienza di trovare e proporre soluzioni innovative e sostenibili a breve.
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Foto di Copertina: di Eva Panitteri, Opera di Roggi esposta a Cortona
FONTI:
*EFSA “Parere Scientifico sui rischi fitosanitari posti da Xylella fastidiosa” in Italia (Abstract)
**Regione Puglia - Piano d'azione per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa (Well et al.) in Puglia 2024-2026
Industrial Crops and Products - Targeting Xylella fastidiosa: Sustainable management of Philaenus spumarius using carlina oxide