LEADERSHIP FEMMINILE Quale futuro per il PD?

POLITICA PARITARIA - "Se non siamo noi a promuoverci, a promuovere le donne, non possiamo pensare che lo facciano gli uomini". Se la formazione del Governo Draghi ha portato crudamente alla luce come le dichiarazioni sulla centralità del ruolo delle donne nella politica e nella società -espresse nei mesi passati da partiti e leader maschili- fossero solo parole prive di concretezza, l'esclusione delle donne dem dalle scelte Pd per il governo ha rappresentato quello spartiacque grazie al quale molte donne del partito hanno determinato essere giunta l'ora di cambiarne la leadership partendo da dentro. Così anche alla luce delle odierne dimissioni di Zingaretti e in attesa della convocazione dell'Assemblea Nazionale, le donne dem si preparano a un confronto, anche duro, con una dirigenza sinora dimostratasi quasi una lobby maschile.

Di seguito alcune considerazioni delle leader politiche dem pubblicate sui social prima delle dimissioni del Segretario.

MONICA CIRINNA' (da Facebook) «Donne del PD, ora basta: sfondiamo le porte che altrimenti resteranno chiuse Dobbiamo analizzare quanto accaduto nella formazione del governo Draghi, con coraggio e senza reticenze... Non si tratta soltanto di eguaglianza... È un problema più profondo, politico e culturale, che riguarda la nostra capacità di rappresentare, il nostro saper stare nel tempo presente... Se non siamo noi a promuoverci, a promuovere le donne, non possiamo pensare che lo facciano gli uomini... Ora basta. Ora basta, davvero... Cominciamo noi, donne del Pd, ad agire il conflitto dentro il nostro partito: costruiamo una iniziativa politica autonoma, partendo proprio dalla questione della rappresentanza paritaria... ma facciamolo in modo vero, radicale, determinato, indipendente, e soprattutto senza cedere al “contentino” dei ruoli di sottogoverno. Se cediamo su questo, continueremo ad andare avanti così di “contentino in contentino”, senza andare alla radice del problema e, soprattutto, senza una vera riparazione al danno causato dalla nostra assenza lì dove davvero tutto si decide nel partito, nel governo, nel paese. Est modus in rebus. Verrà il tempo dell’assemblea nazionale, verrà il tempo del congresso.»

VALERIA FEDELI (Da Newsletter) «Considero l’esclusione di dirigenti politiche donne dalla terna di ministri Pd nel governo Draghi, tutti comunque di alto livello, un fatto inconcepibile per un partito democratico, riformista, di centrosinistra. Credo serva un chiarimento rapido, forte, profondo e la convocazione della Direzione nazionale per discuterne. Non può valere quello che si è provato a sostenere ossia che avrebbero scelto tutto il presidente Mattarella e il premier Draghi. Sicuramente avranno agito in base all’articolo 92 della Costituzione, ma vorrei anche sapere quali sarebbero state le proposte, le rose di nomi che il mio partito avrebbe mandato al premier incaricato Draghi. Il tema è serio, non servono ipocrisie. Se il Pd non cambia subito rischia di non essere più il partito di donne e uomini che abbiamo fondato e con cui abbiamo portato avanti tante battaglie rischiando anche di non corrispondere all’impianto fondamentale del recovery plan che mette al centro come priorità proprio il superamento di ogni discriminazione di genere.»

VALERIA VALENTE (da Facebook) «Sul tema della parità di genere, dobbiamo riconoscerlo, il Partito Democratico in questi anni ha fatto molta strada. Nonostante questo, il PD fa ancora tantissima fatica a riconoscere e a investire su leadership femminili e così si ritrova guidato da un gruppo dirigente sostanzialmente maschile».

DEBORA SERRACCHIANI (da Facebook e Deputatipd.it) «Non ci sono più scuse. Al Governo Draghi e in particolare al Premier è affidato il compito di risollevare il Paese da una crisi unica nella storia. Non deve piacere, deve lavorare, bene e presto. Ma non ci sono più scuse nemmeno per le donne dem, che hanno da imparare una dura lezione: nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione. Quando si tratta di ruoli di potere vero, non funzionano le quote di genere come riserva indiana oppure gli articoli dello statuto come specchietto per la democraticità interna. [...] Per la prima volta nella storia del Pd e dei partiti che lo hanno preceduto, nella delegazione al Governo non c’è una rappresentanza femminile. Non ci sono donne dem tra i ministri di Draghi non solo perché la logica della stabilità interna ha vinto su quella di genere, ma soprattutto perché non abbiamo ancora preso sul serio la sfida per la leadership. E questa invece dev'essere una questione che le donne devono finalmente mettere sul tappeto senza nessuna timidezza [...] Il Pd è un partito per donne? Per quanto mi riguarda, dovrà esserlo.»

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