Grandi Donne Grandi Champagne
CHAMPAGNE WINE - [Scritto per Vitamine Vaganti 298] La Storia dello Champagne ci offre un patrimonio infinito in cui immergerci. Il recente film del regista Thomas Napper sulla “Grande Dame” dello Champagne, Madame Clicquot, riporta in auge quell’araldica delle donne del vino, un po’ defilata, un po’ trascurata, che tuttavia da due secoli e oltre, le donne alimentano di contributi prolifici. Le storie poco note di queste pioniere dell’enologia, prime role model del mondo del vino e antesignane di importanti percorsi di emancipazione femminile, raccontano vicende di lavoro e di vita che è bene conoscere e ricordare.
La Francia, con oltre trecento anni di cultura e storia vitivinicola, parla da sempre di qualità del vino riunendo i suoi molti punti di vista, oltre che nella varietà dei calici, nel concetto unico del “terroir”, un luogo fisico e filosofico dove trovano casa (Maison!) le storie di queste donne eccellenti, imprenditrici illuminate alle quali la qualità dello Champagne deve tutto sia in termini di caratteristiche moderne del gusto, sia in termini di innovazione.
Principalmente sono tre le figure femminili del passato di cui oggi voglio raccontare (anche se la storia delle case vitivinicole segnala la presenza di molte altre ancora), donne dalle esistenze all’apparenza comuni, portate e addirittura spinte dalle circostanze a diventare imprenditrici, dopo essere rimaste vedove e aver dovuto decidere se gestire o vendere le aziende ereditate.
Lo Champagne, storicamente e strutturalmente, nasce dall’unione di più vini spumanti, diversi per provenienza e per annata di produzione. Generalmente, dunque, è il risultato di una elegante “cuvée” realizzata con vini di uve Chardonnay e/o Pinot Nero e/o Pinot Meunier (le ultime due vinificate in bianco), esclusivamente raccolte a mano ed esclusivamente coltivate e lavorate nella regione della Champagne, dalla quale eredita anche il proprio nome.
Una firma, quella dello Champagne, che nelle sue squisite, effervescenti e molteplici declinazioni stilistiche e intellettuali, si guadagna un posto in prima fila tra le aristocrazie dei vini più esclusivi e nell’Olimpo dei prodotti vitivinicoli di lusso e di qualità.
Un ruolo iniziale e per certi versi decisivo, alla realizzazione del profilo con cui oggi conosciamo lo Champagne, lo rivestono le abbazie, luoghi dove monaci come Dom Pierre Pérignon, benedettino dell'Abbazia di Hautvillers, o Frère Oudart, dell'Abbazia di Saint-Pierre-aux-Monts a Pierry, sperimentano assemblaggi ben studiati di vini diversi, realizzando che così facendo possono dar vita a nuove creature.
Intorno alla fine del 1600, a partire da vini naturalmente dolci, in Francia iniziano dunque a mettersi a punto tecniche specifiche per la produzione di queste bollicine; sarà tuttavia solo dal 1800 che arriveranno quelle innovazioni capaci di avviare il vino di Champagne a quel percorso di elegante trasformazione che ce lo presenta come oggi anche noi lo conosciamo.
(Foto di W. Amy Shamblen da Unsplash)
Volendo esplorare il contributo delle donne alla crescita della qualità e della fama dello Champagne, dobbiamo cominciare da Madame Barbe Nicole Clicquot-Ponsardin (1777 - 1866), ai più nota come “veuve Clicquot” e prima donna a dirigere una maison de Champagne.
Ereditata l’azienda alla morte del marito, nel 1805, all’età di ventisette anni e con due figli da crescere, ne inizia la gestione con l’aiuto del solo agente di commercio Louis Bohne, nonostante sia da poco entrato in vigore quel Codice Napoleonico che sancisce l’inferiorità giuridica della donna, ponendola a tutti gli effetti sotto la tutela legale di un uomo.
In pochi anni, con molta lungimiranza e molto lavoro, Madame Clicquot rende grande quell’azienda minuscola che aveva ereditato, aggiornandone il nome, nel 1810, da Maison Clicquot & Fils in Veuve Clicquot-Ponsardin, rendendo così anche immediatamente chiaro al mondo che quell’azienda appartiene a una donna. Identificandola col termine “Veuve” che significa vedova, infatti, dichiara con forza che c’è lei al comando!
L’abilità di Madame Clicquot, oltre alla felice intuizione commerciale di far innamorare delle sue bollicine le corti dell’Est Europa, consiste nella capacità di esplorare tecniche nuove, puntando su innalzamento della qualità e innovazione del gusto. Trasforma ed eleva allora le proprietà dei suoi Champagne producendoli da uve di una sola vigna e della medesima annata, facendo nascere nel 1810 l’indicazione di “millesimato”.
Nel 1811, per celebrare il passaggio nei cieli della Grande Cometa, produce una bottiglia dedicata che le varrà la lungamente inseguita conquista del mercato in Russia. Nel 1816, sempre in tema di innovazioni, elabora la tecnica del “remuage”, che regalerà allo Champagne, suo e poi anche degli altri, una limpidezza sino ad allora mai vista. Sempre grazie alla sua guida, nel 1818 la Maison realizza il primo Champagne rosé per assemblaggio.
Un immenso carteggio di lettere private e commerciali, dal quale è stato possibile dedurre queste e molte altre informazioni, è custodito nel Pavillon du Patrimoine Historique della Maison Veuve Clicquot.
Jeanne Alexandrine Louise Mélin Pommery (1819 - 1890) inizia a occuparsi di Champagne nel 1860, quando, rimasta vedova e con due figli a carico, decide anche lei di prendere le redini dell’attività di famiglia.
Dopotutto, Madame Clicquot ha già aperto la strada, dimostrando che le donne possono farcela da sole, fare anche meglio e fare in grande, puntando sui propri talenti, sul proprio sguardo e sull’innovazione.
Madame Pommery, facendo appello al proprio ingegno, arriva allora a elevare lo stile produttivo dei suoi Champagne introducendo una “cuvée” dal dosaggio zuccherino più basso del solito, intuizione nata per andare incontro ai gusti dei suoi clienti del mercato inglese, che stanno dimostrando una propensione per i vini decisamente più secchi.
Non è la prima volta che la storia del vino è testimone di un cambiamento nei gusti dei suoi appassionati e della necessità di un’offerta sul mercato, di una proposta nuova, originale e innovativa.
Così, con i tempi maturi, arriva anche il momento di presentare il Pommery Nature 1874, il primo brut millesimato. Sua, infine, anche l’intuizione che tanto contraddistingue e caratterizza ancora oggi la Maison Pommery, ovvero l’acquisto delle antiche cave di gesso e calcare che si diramano nel sottosuolo di Reims e che, una volta decorare e trasformate, diventano vere e proprie cantine, luoghi dalle temperature ideali per la conservazione delle sue bottiglie.
Le cantine gallo-romane del Domaine Pommery, accessibili attraverso un’imponente scalinata che conduce a gallerie sotterranee a una profondità di 30 metri (la cui costruzione richiese 10 anni), nel 2015 vengono incluse dall'UNESCO tra i luoghi Patrimonio dell'Umanità per la loro importanza storico-culturale. Insieme a tutte le “Vigne, Maison e Cantine della Champagne”, entrano a far parte della prestigiosa lista nella categoria “Paesaggi Culturali”.
La più contemporanea delle nostre pioniere è Lily Bollinger il cui nome completo, Elisabeth Law de Lauriston-Boubers, (1899 - 1977) ne rivela l’origine scozzese. Madame Bollinger approda a 42 anni alla guida della Maison Bollinger alla morte del marito e capitana l’azienda per ben trent’anni, dal 1941 al 1971.
A lei lo Champagne deve l’intuizione moderna più elegante sul miglioramento della qualità aromatica: l’invenzione del metodo del “Récemment Dégorgé”, ovvero la rimozione dei residui dei lieviti dalle bottiglie (la sboccatura) appena un attimo prima della messa in vendita.
La Cuvée R.D. è forse il segno più riconoscibile della sua impronta stilistica, quello di un prodotto realizzato esclusivamente nelle annate migliori, nato dalla combinazione di tecniche moderne e metodi tradizionali, in particolare la vinificazione in botti di rovere. Questo perché, come è solita affermare: «sono i metodi tradizionali che contano e anche se sembrano antiquati, la qualità dei miei vini lo dimostra». Sostenuta da questa filosofia, sperimenta allora una produzione che usa uve provenienti da due rarissimi vigneti di Pinot Noir risparmiati dalla fillossera (vigneti Grand Cru di Ay), dando vita nel 1969 alla prima “cuvée” Vieilles Vignes Françaises.
Arrivata alla guida dell’azienda in un Paese e in un periodo segnati dalle ferite della Seconda guerra mondiale, pur incontrando non poche difficoltà di gestione (mancano attrezzature e manodopera), traghetta l’azienda oltre ogni difficoltà e una volta terminata la guerra, inizia a viaggiare per promuovere personalmente negli USA il proprio marchio. La Maison deve a lei anche l’espansione del patrimonio dei vigneti, che porta alla Bollinger le odierne superfici vitate.
Non avendo avuto figli, con una storia quasi analoga all’altrettanto famosa Madame Françoise Joséphine de Sauvage d’Yquem, madrina dell’iconico vino muffato Sauternes, lascia tutto ai nipoti.
Oggi la ricordiamo per la frase più nota a lei attribuita, quella in cui dichiara: “Lo Champagne lo bevo quando sono contenta e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete”.
Oltre alle imprenditrici appena citate, esistono diverse altre “vedove dello Champagne”, donne le cui storie sono meno note al mondo per mancanza di carteggi che le possano raccontare, perché le loro vite sono state narrate attraverso il filtro degli uomini che avevano accanto, o perché sono solo blandamente ricordate dalla comunicazione delle Maison, nella descrizione delle tappe dei loro percorsi storici più significativi.
(Foto di Claudio Swartz da Unsplash)
Vogliamo allora ricordare Apolline Ginot-Henriot, che una volta alla guida dell’azienda ereditata, oltre a migliorare la conduzione delle vigne e la qualità dei vini, la rende propria rinominandola Veuve Henriot Ainé.
Ricordiamo Mathilde Emilie Laurent-Perrier, che tra le innovazioni dell’azienda che sceglie di condurre, propone, nel 1889, una versione di Champagne “Sans Sucre”, ovvero senza l’aggiunta di zuccheri prima della rifermentazione in bottiglia.
Marie-Louise Lanson, rimane vedova, con 3 figli, nel 1922. Già proprietaria di vigneti ricevuti in eredità dal padre, investe ulteriormente e acquista nel 1939 la Laurent-Perrier, trovandosi poi, durante la guerra, a dover difendere le sue cantine dalle razzie degli occupanti nazisti; riesce a evitare di perdere il patrimonio delle sue bottiglie murando, letteralmente, tutti gli ingressi.
Camille Olry-Roederer, dal canto suo, è colei che, prese le redini della società di famiglia, riporta in auge il Crystal, la prestigiosa “cuvée” creata nel 1876 da Louis Roederer II, in esclusiva, per lo Zar Alessandro II che gliene ha fatto richiesta. Lo Champagne che più di tutti è simbolo di lusso e nobiltà, adombrato per un periodo dai risvolti della vita e della storia, viene così ripescato dall’oblio nel 1933, quando Camille, che rimarrà alla guida dell’azienda per lunghissimi anni, determina la rinascita della Maison e il rilancio dell’iconica etichetta.
In conclusione, nonostante il mondo del vino, soprattutto in passato, sia stato considerato esclusivamente un feudo al maschile, la qualità dei vini ha saputo conservare nel tempo traccia e memoria delle molte donne che vi hanno contribuito.
Un fatto, che per lo Champagne, significa che i fondamentali accrescimenti di qualità come la chiarificazione o la riduzione degli zuccheri, creati dalle menti e dalle mani di quelle pioniere che abbiamo potuto conoscere, oltre a essere innovazioni che elevano l’intero comparto, sono anche passaggi basilari che sottolineano al tempo presente l’esistenza di un’eredità: quella delle donne che con i loro saperi hanno consegnato alla Storia le figure delle “Signore dello Champagne” e il futuro delle loro Maison.
------------------------ Glossario
Terroir indica le qualità di un territorio e dei suoi vini, un sistema che integra le caratteristiche del terreno e dei vitigni e i fattori naturali e climatici di una data zona, unendoli concettualmente, oltre al lavoro in campo e in cantina, alle peculiarità della sua storia e cultura.
Cuveée è sinonimo di assemblaggio, si predispone tra vini spumanti metodo classico (quelli con rifermentazione in bottiglia), diversi tra loro anche per annata di produzione.
Millesimato (in francese millésime) è il termine che identifica spumanti e Champagne realizzati utilizzando vini della medesima annata.
Remuage è l’operazione di rotazione periodica delle bottiglie, conservate a testa in giù, che consente ai residui dei lieviti di depositarsi vicino al tappo per essere successivamente rimossi.
Fillossera della vite è un parassita fitofago che attacca le radici della pianta. A partire dal 1850, arrivato dall’estero, devasta la quasi totalità dei vigneti in Europa, costringendo a sperimentare nuove tecniche. La soluzione arriva innestando le piante sull’apparato radicale (piede) di una varietà più resistente al parassita: la vite americana.
Articolo di Eva Panitteri - Scritto per Vitamine Vaganti 298 - Riproduzione Riservata©
Crediti: Foto di copertina di Timothe Durand da Unsplash
- Visite: 173