VINO 5.0 Consumi e tendenze in movimento

WINE REPORT 2024 – Qual è lo stato attuale di salute del mondo del vino italiano? Negli ultimi anni il trend dei consumi di vino sta facendo registrare continue diminuzioni. Secondo quanto emerge dagli ultimi report Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma dedicato al mercato del vino e nato per aiutare imprese e istituzioni della filiera vitivinicola a interpretare le dinamiche del mercato, siamo di fronte a un settore in movimento con «l’export di vino italiano influenzato da numerosi fattori, sia di carattere geopolitico che economico che stanno portando le imprese ad una maggior diversificazione dei mercati presidiati». Lo afferma Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma.

Del tema si è anche discusso nel corso del III° Forum Mondiale delle Donne del Vino, appuntamento che a metà novembre, a Palazzo Grazioli a Roma, ha riunito le delegate di dodici associazioni da tutto il mondo, a partire dal focus “Vino 5.0: la rivoluzione dei consumi”, titolo del report realizzato da Nomisma Wine Monitor e presentato in questa occasione da Roberta Gabrielli, Head of marketing and business processes Nomisma.

Se per il segmento degli spumanti (inclusa la star bestseller Prosecco) si è visto un risultato quadruplicato, a livello globale, tra 2003 e 2023 (ovvero negli untimi vent’anni) è un fatto che i consumi sono diminuiti di 18 milioni di ettolitri a causa del cambiamento delle abitudini e di un nuovo approccio al bere e al consumo.

In tema di Generazioni e gusti a confronto, infatti, secondo il report 5.0 «il cambiamento degli stili di vita e delle preferenze dei consumatori sta ridisegnando il mercato globale: Millennials e Gen X dimostrano una maggiore attenzione ai vini di qualità, alla diversità regionale e agli aspetti legati alla salute, mentre i Baby Boomers mantengono abitudini più tradizionali. Aumentano i consumatori di vino occasionali (da 45% a 60%). Un fenomeno che interessa in particolare coloro dai 25 anni in su. I consumatori più giovani, in particolare la Gen Z, cercano vini che siano non solo di qualità, ma anche sostenibili, autentici e capaci di raccontare una storia. Necessità di sedurre i consumatori, soprattutto i più giovani con prodotti innovativi, ad esempio in Cile più dolci e fruttati*».

Il nostro settore vitivinicolo affronta dunque un periodo complesso segnato da sfide e ostacoli di diversi tipi: economici, sociali e ambientali. Ma si dimostra comunque resiliente, sostenuto da un quadro positivo di esportazioni per alcuni canali, da un’analisi attenta (seppure non priva di contraddizioni) sui desiderata della clientela e da un impegno importante all'innovazione.

Concorrono alla disaffezione al vino, fattori sociali che includono sia il cambiamento delle abitudini dei consumatori, orientate da nuove tendenze salutistiche, sia l’ormai nota concorrenza delle bevande alternative (mixology, superalcolici, analcolici, de-alcolati, low-alcool ecc.) che esercitano il loro appeal soprattutto sulle giovani generazioni, quelle che dovrebbero essere le nuove forze acquirenti del vino nel vicino futuro. Incidono in questo senso anche i dibattiti su salute e consumo di alcolici attualmente in corso nella Comunità europea che, non distinguendo il consumo responsabile del vino dall’abuso di superalcolici, introducono sospetto e confusione.

Analizzando i fattori economici, invece, i problemi giungono da quei mercati ormai saturi, dall’inflazione e dall’aumento dei costi che frenano la spesa, dai nuovi scenari di guerra e dallo spauracchio di potenziali dazi statunitensi dopo l'insediamento del Presidente eletto Trump.

Tra i temi nuovi e non trascurabili del cambiamento di atteggiamento verso il vino, ci sono inoltre i fattori ambientali. Il cambiamento climatico, ormai un continuo allarme rosso acceso in tutti i segmenti della nostra vita, aggiunge un carico di incertezze nel settore quando mette a rischio la salute e la produttività dei vigneti e la conseguente qualità dei vini e costringe la comunità vinicola a fare ragionamenti che di fatto puntano a una riscrittura delle produzioni sotto più aspetti.

Nonostante un quadro poco idilliaco e malgrado le criticità, come afferma anche Daniela Scrobogna, docente di Fondazione Italiana Sommelier nell’intervista nel libro GenerAzioni in Campo - Radici e percorsi del Vino al Femminile, «dal punto di vista qualitativo il mondo del vino italiano è in ottima salute e sta a noi tutti continuare a perseguire questa strada, magari dando più spazio a manifestazioni sul genere di “Cantine aperte” che danno la possibilità di far conoscere il dietro le quinte del vino insieme a chi lo produce».

Stando al report Vino 5.0 di Wine Monitor, infatti «con un giro d’affari di 2,9 miliardi di euro nel 2023, l’enoturismo rappresenta una risorsa strategica, soprattutto per le piccole aziende. Questo settore sta conoscendo una rapida crescita, alimentato dall’aumento dei flussi turistici e dall’interesse per esperienze autentiche legate al territorio*».

In altre parole, la cultura del vino ci salverà!

NOTA: 5.0 sta per quinta rivoluzione industriale o Collaborative Industry ovvero quel modello d’impresa che pone alla base dei rapporti produttivi la collaborazione/interazione tra umani e macchine (persone e IA)

 

*Fonte: Ufficio Stampa Associazione Nazionale Le Donne del Vino - III° Forum Mondiale delle Donne del Vino: “Vino 5.0: la rivoluzione dei consumi”

Crediti: Foto di Eva Panitteri per P&G

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