VIOLENZA non è Amore! Siamo le nostre parole

25 NOVEMBRE (Riflessione 3) - In occasione del 25 novembre, la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, tornano le nostre riflessioni su stalking, molestie, maschilismo tossico e femminicidio. Donne di ogni età legate a uomini che non conoscono l'amore e che TROPPO spesso uccidono.

SIAMO LE NOSTRE PAROLE SIAMO LE PAROLE CHE USIAMO

Oggi il nostro focus è su come la violenza sulle donne si diffonde e si argina a seconda dell'uso che facciamo delle parole. Un argomento da tenere ben presente oggi che web e social spostano e influenzano il peso degli argomenti che determinano le nostre vite. Perché dopotutto le parole ci definiscono e noi tutte e tutti siamo le parole che usiamo.

Sessismo & Spot pubblicitari - Migliaia di pubblicità sessiste intossicano ancora oggi di stereotipi e di modelli degradanti e discriminanti le nostre esperienze online e in tv, relegando le donne a ruoli secondari, decorativi o iper-sessualizzati. Una tendenza nella quale non solo l'Italia vanta un triste primato. Il sessismo ha troppe declinazioni commerciali e la pubblicità sessista offende tutti e tutte: oltre al primo impatto della volgarità, infatti, molti spot trasmettono più sottilmente messaggi profondamente distorti che perpetrano stereotipi di genere e non molto pericolosi e addirittura capaci di istruire (influenzare) le persone e i/le giovani a modelli di rapporto- inter-personali e tra i sessi- profondamente sbagliati. Suggerendo modelli di vita e di potere pericolosi e distorti.

Diritto di espressione & Abuso - In tema di informazione e libertà di espressione l’elemento culturale è fondamentale. Il diritto di cronaca (per il giornalismo) e la libertà di parola (per tutti gli altri) non devono MAI trasformarsi in abuso. Esprimere la propria opinione sui social non può diventare abuso verso qualcun'altro/a in virtù della propria libertà di parola: questa libertà, infatti, ha un chiaro limite: finisce dove comincia quella degli altri. Il giornalismo è tenuto al “rispetto della verità sostanziale dei fatti” secondo fondamentali norme deontologiche che non consentono all’informazione di trasformarsi in sensazionalismo, soprattutto in tema di violenza di genere, per non trasformarla in violenza ulteriore. Chi posta sui social, ugualmente, è tenuto/a al rispetto di quelle regole di legge che servono a prevenire reati: attenzione allora a stalking, diffamazione, revenge porn, atti persecutori.

Odio &  Violenza digitale - La commissione intitolata a Jo Cox (la deputata laburista uccisa alla vigilia del voto per la brexit) dedicata ai fenomeni di odio nel mondo reale e virtuale, ha rilevato che in Italia la misoginia (odio per le donne) è la forma di odio più diffusa online. Le donne e tra loro le giornaliste in particolare, sono le maggiori destinatarie di questa forma di intimidazione. A livello europeo, una donna su dieci dai 15 anni in su è stata oggetto di cyberviolenza. Sono le donne a subire più di tutti aggressioni e molestie sui social media. L’odio online (ma non solo!) nei confronti delle donne si esprime per lo più nelle forme della calunnia e del disprezzo, della derisione, degradazione e spersonalizzazione, generalmente con connotati esplicitamente sessuali. 

Non dimentichiamo il caso di gravissima violenza digitale scoperto grazie all'esposizione della pagina Facebook Mia Moglie e del sito Phica, gocce nel mare della violenza contro le donne su web e social, che hanno giustamente scatenato un profondo dibattito indignato nella società civile e nelle comunità online, stanze virtuali di violenze reali che si nutrivano di immagini intime rubate in vario modo a donne, compagne, mogli, madri, sorelle, nipoti amiche, giornaliste, politiche totalmente ignare. Immagini usate per degradare le donne.

 

Crediti: Foto di copertina di Askhan Forouzani da Unsplash

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