FEMMINICIDIO Coerenza è argine alla violenza

FEMMINICIDIO – Siamo ancora qui a scrivere di giovani vittime di femminicidio, ma davvero non ne possiamo più di sentire che nel nostro Paese tante donne vengono ammazzate da pretendenti rifiutati. Ex amici, ex fidanzati, ex mariti, pretendenti, uomini all'apparenza normali, scelgono di uccidere trasformandosi in assassini solo perché sono stati allontanati. Allontanamenti necessari, dovuti ai loro comportamenti inquietanti, gelosi, prepotenti, malati di controllo e violenti. 

Torniamo a contare e raccontare le vittime di femminicidio, non senza domandarci da quando la violenza contro le donne sia diventata così facile e normalizzata da essere ormai un fatto endemico e strutturale del nostro quotidiano che ci lascia SEMPRE impotenti nella prevenzione.

VITTIME - In un mondo infiammato da guerre tra Paesi, contiamo ogni giorno le vittime di una guerra globale scatenata dal popolo degli uomini controllanti contro le donne che non li hanno voluti o che li hanno lasciati.

Le ultime due giovanissime delle quali conosciamo i nomi dalle cronache, Sara Campanella (uccisa in Sicilia da Stefano Argentino, reo confesso) e Ilaria Sula (uccisa nel Lazio da Mark Anthony Samson che si dice «dispiaciuto» di quello che ha fatto), ci portano a considerare che, oltre all’umanità, questi assassini che vivono di odio, sembrano non avere cognizione alcuna di cosa siano i confini del lecito e dell’illecito e di cosa siano la legalità, l’empatia, il rispetto, l’amore. In altre parole, le relazioni a due basate su consenso e condivisione.

Gli apparati che dovrebbero sostenere e vigilare contro le violenze sulle donne, paiono limitati, impotenti e spesso incapaci di coerenti azioni di prevenzione. Ne sono prova i casi di mancato funzionamento del sistema dei braccialetti elettronici e il recente mancato ingresso dell'educazione sentimentale tra le materie a scuola, con il governo che al suo posto inserisce, dirottandone i pochi fondi, una formazione agli insegnanti sull'infertilità riproduttiva. Con un colpo di spugna e un poco sofferto addio alla coerenza, si disattende l'impegno espresso a seguito dello sdegno collettivo che aveva attraversato il Paese quando venne uccisa Giulia Cecchettin.

COERENZA - La coerènza [dal lat. Cohaerentia] oltre a essere una qualità, è la capacità di persone, governi, istituzioni, di agire in maniera lineare e consequenziale rispetto ai princìpii che professano. La coerènza è quella qualità necessaria a tenere dritta la barra di comportamenti e azioni nel mare in tempesta degli avvenimenti della vita. 

Allora domandiamocelo: siamo davvero coerenti quando si tratta di prendere posizione CONTRO la violenza sulle donne? Pare proprio di no!

CARNEFICI - Come ci comportiamo quando scopriamo che gli uomini che uccidono le donne per aver detto loro di NO, quel femminicidio lo meditavano da tempo? Troppo spesso leggiamo e sentiamo parole di sorpresa e di difesa di questi uomini, con parenti, vicini di casa e amici che ci dicono quanto siano (fossero) "bravi ragazzi" questi femminicidi, nonostante il delitto da loro commesso renda invece ben chiaro l'esatto contrario. 

Questa violenza che nasce da semi di coercizione e di premeditazione e che si attrezza con coltelli, sacchi, valige dove nascondere i corpi violati e depistaggi vari, come potrebbe mai essere stata agita da... brave persone?

Mancano coerenza nella narrazione giornalistica e sostanza nel racconto dei profili di queste persone, così come è venuta a mancare coerenza, mesi addietro, nella difesa mediatica di Tony Effe quando, all'indirizzo del Comune di Roma vennero lanciate accuse di censura per non aver voluto questo cantante al Concertone di capodanno. Come hanno potuto artisti e artiste, per giunta già impegnati/e contro la violenza di genere, sostenere che anche se il cantante usa nei propri testi parole violente, misogine e piene di offesa verso le donne, non si dovrebbe fare censura... all’arte?

Sembra incredibile che tante e tanti non comprendano che non bastano ritmo e sottofondo musicale a rendere “arte” un discorso d’odio cantato. Da quando la violenza è arte? Da quando insulto, dileggio e disprezzo sono arte? Da quando tutto questa violenza è normale? Servono parole chiare e inequivocabili di condanna alla violenza sulle donne, di qualsiasi grado essa sia. Non servono invece i giochi di parole costruiti ad arte per confondere le acque (e le persone!) e per non prendere posizione.

PINKWASHING - Bisogna inoltre smettere di fare pinkwashing sfruttando il tema della protezione delle donne. Basta sperticarsi in messaggi solidali in occasione del 25 novembre e dell’8 marzo, senza poi agire concretamente. Chi non ha voglia di fare, abbia almeno la decenza -la coerenza- di non appropriarsi di un messaggio che non condivide.

Comunque, opportuniste e opportunisti del pinkwashing si smascherano da sole/i quando evitano di spendersi, a partire dal semplice atto di prendere le distanze da chi usa le parole come proiettili o da chi, con le proprie parole violente, aiuta ad aggiungere azioni o omissioni di cui si nutre la violenza maschile alle donne.

Manca infatti coerenza in chi, donna o uomo dei social, si pone al pubblico come indignata/o per qualche clik di consenso in più, ma poi spaccia in giro il proprio livore con post e commenti avvelenati o minacce al limite del reato, sbraitando contro chi la/lo contraddice o sostiene posizioni che non piacciono.

Da quando falso e falsità sono diventati un valore? Prendiamo finalmente atto che le mistificazioni sono solamente potenti strumenti di disinformazione utili a chi vuole manipolare le opinioni, falsi che dobbiamo riconoscere, isolare e scartare.

FEMMINISTE - Manca coerenza, poi, se la storia dimentica che il mondo libero occidentale in cui viviamo, deve i diritti delle donne al pensiero e alla lotta femminista e che, se oggi ogni in Italia la donna non dipende più giuridicamente dall'uomo, può decidere per sé, può difendersi dalla violenza per legge mentre prima non poteva, lo si deve a coloro che in passato non si sono voltate dall’altra parte. E ai pochi uomini che le hanno sostenute.

Poter decidere chi sposare o non sposare, se avere o non avere figli, se votare o non votare, se indossare la gonna o i pantaloni, se lavorare o non lavorare, è un diritto relativamente giovane e incredibilmente fragile.

Si deve alle donne del passato se oggi ogni donna può decidere di denunciare uno stalker, di non sposare il proprio violentatore, di non avere un figlio se non lo vuole, di praticare uno sport, di non farsi monaca, di studiare, di vestire come le piace, di fare un concorso in magistratura, di entrare nelle forze dell’ordine o nelle forze armate.

Perché oggi i governi vogliono screditare e tacitare le voci di dissenso contro il dilagare della violenza? I giovani e le giovani scesi e scese in queste ore piazza a manifestare nelle università delle vittime facendo al contempo silenzio e rumore, ci danno un forte segnale.

Quasi tutte le libertà di cui oggi ogni donna gode, sono dovute allo sguardo di altre donne. Come anche alla ristrutturazione culturale della società occidentale dovuta al contributo di quelle femministe che, con prese d’atto e di parola con finalità di giustizia e di emancipazione, hanno sostenuto un punto di vista che ha consentito di sollevare il velo dell’ovvio da quelle strutture del mondo volutamente impostate solo a misura d’uomo.

LIBERTA' e DIRITTI - Perché allora, vediamo ancora così tante pressioni per fare passi indietro dai diritti e dalle libertà delle donne? Accade nel mondo islamico radicale, ma accade anche nelle Democrazie occidentali cattoliche e cristiane come Stati Uniti ed Europa.

Si condensano in queste domande e nelle riflessioni che le accompagnano, il senso della coerenza e della necessità di valutare con obiettività e onestà intellettuale questa strage di donne che si chiama femminicidio.

Si condensano in queste parole e in queste domande il nostro lavoro di sensibilizzazione su femminicidio e violenza alle donne nelle relazioni affettive e familiari. Con l’auspicio della Redazione di Power & Gender che sui temi del femminicidio e della violenza sulle donne, si risveglino le coscienze, si levino sempre più voci, si facciano sempre più azioni concrete. E soprattutto si trovino posizioni politiche unitarie che, al di là del pinkwashing dei proclami, portino denari e determinazioni per soluzioni efficaci e stabili.

Diciamo tutte e tutti insieme basta al femminicidio e a queste stragi di donne!

 

Foto gallery da Unsplash. Crediti: In copertina foto di Iana Bemol. Seguono foto di Barbara Zandoval; Matthew Henry, Larry Algher.

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